Le penne nere si meritano una vignetta Stampa

L'omaggio del disegnatore Aldo Bortolotti alla kermesse di maggio: 15 cartoline d'affettuosa ironia Da Gioppino e Arlecchino che festeggiano l'adunata all'alpino che brinda con l'astemio Garibaldi.

Il cappello alpino non l’ha mai calzato, ma per uno che è nato a Vigevano e portato dopo due settimane a Piazza Brembana dove poi è cresciuto, è come venir su a polenta e alpini.
E lo si vede. Un passaggio «ad honorem » tra le penne nere Aldo Bortolotti lo meriterebbe sicuramente, a riconoscimento anche di una serie di indovinatissime vignette trasformate in cartoline in occasione dell’adunata. Le cartoline con soggetto alpini, adunata e Bergamo sono 15. Riunite in un comodo raccoglitore, hanno incominciato a circolare qualche giorno fa. Si trovano in vendita in tabaccherie e cartolerie e sono destinate a diventare un simpatico «gadget». È pronta anche la versione in opuscolo. 

  

 

   

              

 

Bortolotti come disegnatore-caricaturista non ha bisogno di presentazione. A Bergamo, nella Bergamasca e... terre limitrofe è ben noto. Anzi, è molto conosciuto in tutta Italia per la qualità e l’ironia del suo disegno, tra la caricatura e il tratto umoristico. Citare le sue affermazioni a concorsi e mostre è quasi impossibile. Il primo premio è quasi scontato: primo assoluto con il «Dattero d’oro» al Salone internazionale dell’umorismo a Bordighera, Premio internazionale della satira politica di Forte dei Marmi, «Grolla d’oro» a St. Vincent, «Topino d’oro » a Foligno. E la serie potrebbe continuare ancora a lungo.

Per concludere il curriculum, citiamo le decine di riconoscimenti ricevuti anche all’estero, in Francia, in Belgio, a Berlino; un bel po’ di mostre personali; varie pubblicazioni (l’ultima «Castigat ridendo mores», a cura dell’Ecomuseo Alta Val Brembana di Valtorta); le collaborazioni a giornali (tra cui «L’Eco») e riviste. Senza dimenticare un ben meritato «premio alla carriera » che gli è stato consegnato al Centro Serassi di Villa d’Almè. 

Ma torniamo a Piazza Brembana. Lassù Bortolotti è cresciuto fin quando non ha incominciato a frequentare l’Esperia. Come disegnatore tecnico? No, come perito chimico. «Sì, mi piaceva disegnare – racconta – e ho incominciato a farlo dal momento in cui ha incominciato a tenere in mano una matita. Avrei voluto frequentare una scuola d’arte. Quando l’ho detto in casa, mi sono preso uno scappellotto. L’obiettivo allora era: un posto di lavoro. E via in marcia, senza discutere, per avere al più presto un diploma». Che arriva nel 1949. E il lavoro? Un posto come «bocia» in un cantiere, per essere promosso dopo qualche mese a «manovale» in alta Valle Brembana dove si costruivano dighe e condotte. Solo in un secondo momento Bortolotti poté metter a frutto il suo diploma alle dipendenze di aziende chimiche, tra cui Sbic e Bozzetto: 43 anni come perito, ma senza avere una autentica vocazione. Che era proprio quella del disegno, umoristico o caricaturale.

E arriviamo a questa iniziativa per l’adunata. Di cartoline sugli alpini e sulla naia un tempo ce n’erano in giro d’ogni specie, molte grottesche o anche con una impronta volgare che mal si associa alle penne nere. Legato da lunga amicizia con il gruppo alpini di Piazza Brembana e nel ricordo dell’unico fratello disperso nella campagna di Russia, Bortolotti voluto dedicare una serie di vignette all’incontro tra gli alpini e Bergamo. Ha disegnato immagini simpatiche, piene di allegria, che esaltano lo stare bene assieme delle penne nere, soprattutto quando c’è di mezzo un’occasione eccezionale come l’adunata.

Ad esempio, ecco un alpino tra i due personaggi legati al folclore e alla tradizione più genuina della terra bergamasca: Gioppino e Arlecchino; un Campanone che festeggia l’arrivo degli alpini mettendo pure lui il cappello con la penna nera; un improvvisato coro, con accompagnamento di tromba, tra i giardinetti del Sentierone e la torre dei Caduti; un alpino – il compagno dorme saporitamente – che recita la Gerusalemme Liberata ai piedi del monumento a Torquato Tasso; e non poteva mancare la fontana Contarini che l’alpino ha scelto per un bel bagno mattutino. C’è anche l’incontro tra un alpino e Garibaldi davanti alla porta dove il condottiero passò liberando Bergamo dall’occupazione austriaca: e un bel cincin non poteva mancare (ma forse le penne nere non sanno che Garibaldi era, incredibile, del tutto astemio).

Presi gli alpini sottobraccio, Bortolotti li accompagna poi a conoscere la Bergamasca: dai laghi alla pianura (non poteva mancare Papa Giovanni e Sotto il Monte); quindi le valli Seriana e Brembana. Agli alpini che hanno risalito il Brembo Bortolotti con il suo felicissimo tratto dà un’espressione tra il perplesso e lo stupito. Ed è dire poco, di fronte a una località come San Pellegrino che viene proclamata «il paese dove si beve solo acqua minerale ». Ma le penne nere all’adunata avranno sicuramente l’occasione di riprendersi da tanto stupore. Con una bella bottiglia di eccellente Valcalepio, ad esempio. Le cantine saranno in grado di reggere alla loro forza d’urto? Nel dubbio, sotto con i calici.  

Pino Capellini il 24/04/2010 – L’Eco di Bergamo