Le lettere a L'Eco di Bergamo - Grazie alpini, sono stati giorni indimenticabili Stampa

I lettori scrivono alla redazione de L'Eco. «Avete portato allegria e ci avete fatto riscoprire la bellezza della città»
«Mio padre era alpino: sarebbe stato orgoglioso di questa adunata». «Ora non togliamo il Tricolore dalle finestre»

 

 

Il mio papà
sarebbe stato
davvero felice
Caro direttore,
mentre Bergamo TV manda in onda le immagini della nostra città invasa dall'allegria festosa degli alpini, il pensiero corre al mio papà che è «andato avanti» nel 2008. So che sarebbe stato felice oggi di passeggiare nella sua Ponte San Pietro allietata dalle note della fanfara e si sarebbe soffermato più volte in questi giorni sul ponte che divide in due il paese per ammirare la Madonna del Golico che, circondata da drappi tricolori, vigila sulle acque del fiume là dove di solito viene posto il presepio.
Di sicuro avrebbe raccontato, voce di quelle acque che scorrono da tempo raccogliendo le storie di uomini e donne, mi avrebbe detto una storia di onestà e laboriosità, di sacrifici e di povertà raccontata a cuor leggero, dove c'era il tempo di divertirsi davvero, avrebbe snocciolato nomi e volti e storie di gente semplice che ha costruito la Storia.
E allora mi sono detta: perché no? Perché non dare la voce a papà che, anche se non partecipava ad incontri o adunate, oggi avrebbe detto che sì, anche lui era un alpino e non sarebbe riuscito a nascondere l'orgoglio per suo figlio che appartiene al medesimo corpo.
E perché non cogliere l'occasione per dire di nuovo grazie a tutti gli alpini di Ponte e dintorni che sono stati una sorprendente rivelazione di testimonianza, con la loro presenza, nei giorni della sua scomparsa. Grazie di cuore dunque, alpini.
A lei direttore, se riterrà opportuno pubblicare questa lettera, grazie per l'opportunità di rendere omaggio a papà nel giorno dell'adunata degli alpini a Bergamo.
Lettera firmata

 

Adesso ho capito
il significato
di quel cappello

Mi sono chiesta spesso se quello fosse il posto adatto per quel cappello d'alpino, posto in bella vista sul mobile del soggiorno di casa mia. Proprio li dove sono più adatti libri, argenteria e cristalli, quel cappello mi è sempre sembrato fuori posto. Non è forse meglio chiuso in un armadio come tutti gli indumenti?
Ma per mio marito è giusto che sia ben visibile come un trofeo. Per rispetto della sua scelta l'ho lasciato così esposto anche se non sono mai stata molto convinta. In questi giorni di festa alpina ho incominciato a notare fra le nostre strade bergamasche sempre più gente con questo cappello tanto da non sembrarmi un semplice indumento ma un vero e proprio ornamento. Per non parlare della sfilata di domenica, dove ogni partecipante l'ha portato con orgolio. Allora ho pensato che è proprio un trofeo, me lo hanno dimostrato tutti gli alpini che hanno fatto bella mostra lungo le vie di Bergamo, di questi cappelli. Grazie a loro non mi sembra ci sia posto migliore per il cappello alpino in casa mia.
Laura Bellini

 

Ora Bergamo
può imporsi come
centro da vivere
Gentile redazione,
dopo un intenso weekend finisce l'adunata degli alpini. Spaventoso il loro grado di organizzazione, altrettanto la loro capacità di coinvolgere un'intera città in un comune senso di appartenenza fatto di storie eroiche e tradizioni. Per tre giorni ho sentito il cuore vivo di una Bergamo che, nonostante la pioggia e il freddo, ha preferito stare all'aperto piuttosto che chiudersi in casa: mezzi pubblici colmi, strade di proprietà dei soli pedoni e non del traffico, locali frequentati fino a tardi, commenti entusiastici su tutte le principali testate giornalistiche cittadine. Da chiunque definito uno spettacolo emozionante.
Tutto questo in una città che viene spesso accusata, soprattutto dai giovani, di non proporre adeguati eventi aggregativi o di essere in costante letargo culturale, nella quale è difficile accettare il nuovo per via di mura che non solo cingono la nostra splendida zona vecchia, ma che tengono in gabbia la mente di molti. Per questo motivo ho provato un briciolo di rabbia mentre sabato sera mi lasciavo trasportare dalla fiumana di gente che aveva invaso Porta Nuova: sono convinto che con un decimo dell'entusiasmo che è stato riversato nell'organizzare questa adunata potremmo dar vita ad una serie di manifestazioni che ci permetterebbe di animare Bergamo nel corso dei mesi. Non solo, sarebbe bello vedere la stessa flessibilità nell'interpretazione delle regole applicata agli eventi costruiti dalle tante associazioni che si impegnano, spesso gratuitamente, sul nostro territorio: mi rendo conto che muovere tutto d'un colpo 500.000 mila persone costringa chi ne ha il potere a rivedere alcune norme quotidiane (pagamento di pullman e tram, permesso di campeggiare ovunque…), ma se in questi giorno c'è stata flessibilità totale, una totale rigidità vige nei restanti giorni dell'anno. Chi organizza eventi pubblici o gestisce locali notturni conosce bene le difficoltà di risolvere complicate questioni burocratiche e di assecondare ogni richiesta per non incorrere in sanzioni, valga come esempio il rispetto delle fasce orarie all'interno delle quali poter diffondere musica.
Nella primavera dell'anno scorso, durante l'organizzazione del cartellone eventi «Anni di frontiera-l'Estate dei giovani», chiunque fosse attivamente coinvolto è stato invitato dall'assessorato per le Politiche giovanili a partecipare ad un incontro per affrontare il problema alcool e giovani: proposte come il dare sempre un'alternativa analcolica alle feste o il non abbassare troppo il prezzo degli alcolici sono state viste come idee importanti da sponsorizzare. «Calice di vino 1 euro», di striscioni di questo tipo era invece piena la città nello scorso weekend. Solo una delle tante contraddizioni. Spero di non incorrere nella facile accusa di moralismo se dico che per l'adunata degli alpini chi doveva far rispettare determinate regole ha deciso (ripeto, in molti casi comprensibilmente) di chiudere ambedue gli occhi. E cosa ci dobbiamo aspettare da questi occhi già domani? La loro improvvisa riapertura con un conseguente ritorno alla rigidità? Così da far passare la voglia a molti di lavorare per rendere la nostra città sempre più moderna e attiva? Avrà Bergamo la stessa tolleranza nel sopportare i disagi vissuti per l'adunata oppure insorgerà di fronte al primo locale che sforerà di dieci minuti sull'orario di chiusura? Saltare da un eccesso all'altro non è un buon segno per la «Bergamo che sfila…» così entusiasticamente descritta da un articolo di Piero Vailati proprio ieri mattina su L'Eco. Gli alpini con il loro magnifico esempio ci hanno insegnato molte cose, quella che più mi resterà in testa è che Bergamo può imporsi come un nuovo centro di vita da vivere, basta un poco di equilibro.
Paolo Bianchi

 

In tre giorni
diventata l'adunata
dei bergamaschi
Spettabile redazione,
solo un piccolo appunto: sono un lettore del vostro quotidiano, alpino e bargamasco e nell'edizione di lunedì sinceramente mi aspettavo un'altra prima pagina con lo stiscione «Berghem de sass» visto che questa era certo un'adunata nazionale ma è diventata in tre giorni l'adunata dei bergamaschi. Forse ce lo meritavamo, pazienza.
Damiano
Brignano

 

Ma non togliamo
il Tricolore
dalle finestre

Spettabile redazione,
vorrei unirmi a coloro che invitato la popolazione di Bergamo a continuare ad esporre il Tricolore anche dopo l'adunata degli alpini. Ritengo che sia un'ottima idea e spero che il vostro giornale si faccia propugnatore di questa proposta.
Oltre agli aspetti patriottici dell'iniziativa, l'esposizione del Tricolore sarebbe una maniera per ricordare i magnifici giorni trascorsi con gli alpini e anche un modo per rendere più bella la città dal punto di vista turistico. Alcuni turisti stranieri che ho incontrato in Città Alta mi hanno chiesto in modo meravigliato la motivazione dell'esposizione di tutte quelle bandiere alle finestre ed ai balconi.
Così come i vasi di gerani sono tipici delle case tirolesi e sono un'attrazione turistica per chi visita quei paesi, il Tricolore può diventare una caratteristica turistica peculiare della città di Bergamo di facilissima realizzazione. Il colpo d'occhio per chi visita la città è davvero accattivante.
Roberto Manini
Bergamo

 

Siete testimoni
della vera
fraternità

Ho seguito da Parzanica tutta la trasmissione dell'adunata su Bergamo Tv. Ho inviato i messaggi più volte in diversi momenti ma non sono partiti per mancanza di linea. Li ho copiati e li invio per mail. Desidero dare agli alpini la mia presenza e gioiosa adesione.
«Alpini, siete capaci solo del bene! Grazie!!! siete un modello di vita». «Grazie alpini! Vi sto seguendo da queste piccole alture sul lago d'Iseo a Parzanica». «W gli alpini! Sono un 70enne e da tre giorni giro con la macchina col mio cappello ben in vista per festeggiarvi e per esservi vicino». «Grazie alpini, vi sto seguendo da quassù… Mi ossigenate il vivere… Papa Giovanni XXIII che "apre sempre la porta" della bontà, ci abbraccia e tutti benedice. Vi sono vicina, sono con voi, testimoni della vera fraternità, di unità e di pace».
«Sono orgogliosa di Bergamo. Leggendo con fantasia il nostro cappello, la sua "penna" che ha la punta in alto, per dirci di guardare anche in su per avere un cuore nuovo con tutti. Grazie, grazie. Bella festa, ma soprattutto bella testimonianza».
Giannamaria Conti

 

L'anarchica
regola
della festa

Che bella la mia città in festa, percorsa finalmente dall'anarchica regola della festa…Che bello vedere qui concentrati in tre giorni quello che è successo nella leggendaria Woodstock, quello che succede ogni anno all'Octoberfest e a Rio de Janeiro… Che bello mezzo milione di persone, che bello le tende a ogni aiuola, le ragazze con le bottiglie in mano coperte di complimenti, i vecchi e le famiglie a passeggio nel caos fino a tarda notte, il Velvet bar con la tekno e la birra annacquata buonissima anche se a tre euro, i fuochi che infiammano le Mura, i vigili che sorridono a quelli senza casco, le ambulanze pazienti che soccorrono chi ha esagerato un po'… Che bello vedere i Tricolori appesi soprattutto dai leghisti, le Mura decorate da quelli di destra, e i militari ammirati da quelli di sinistra.
Che bello perdersi nella mia città in piena notte, non riconoscerla più, smarrirsi in lei trasformata dalla festa, ritrovarla diversa, nuova, sorprendente, piena di poesia e di infinite risorse.
Che bello sentire anche quelli che l'hanno vissuta meno bene, ne hanno tutti i motivi, in tre giorni hanno subito il delirio di un'intera vita… Al posto dei gas di scarico hanno respirato i fumi dell'allegria. Facciamo per loro un nuovo monumento agli alpini. Se ne capiranno lo spirito, avranno finalmente gli occhi aperti per godersi la vita…
Mario Bonicelli

 

Adunata, ho rivisto
un vecchio amico
dopo vent'anni

Non vedevo un amico da circa 20 anni. Lui, alpino, è venuto a Bergamo per la sfilata dal lontano Abruzzo. Non sapeva dove abitavo, niente di niente. Ed ecco il miracolo della fede alpina: il suo gruppo viene smistato per la cena proprio sotto il mio studio medico a Martinengo. Preso il numero telefonico, mi chiama: ed è una festa miracolosa.
Salvatore Alecci

 

La nostra città
ha dimostrato
il suo valore

Bergamo numero uno nel mondo!!! Con questa grandiosa adunata Bergamo ha dimostrato di essere una città di grande sentimento e di solidarietà. Una città di grandi lavoratori, una città onesta e sincera come poche. Gente bergamasca meravigliosa. Grazie ancora, W Bergamo e W gli alpini !!!!
Francesco Quagliotti

 

Ci mancano
quelle persone
straordinarie

Caro direttore,
mentre Bergamo Tv manda in onda le immagini della nostra città invasa dall'allegria festosa degli alpini, il pensiero corre al mio papà che è «andato avanti» nel 2008. So che sarebbe stato felice oggi di passeggiare nella sua Ponte San Pietro allietata dalle note della fanfara e si sarebbe soffermato più volte in questi giorni sul ponte che divide in due il paese per ammirare la Madonna del Golico che, circondata da drappi tricolori, vigila sulle acque del fiume là dove di solito viene posto il presepio.
Di sicuro avrebbe raccontato, voce di quelle acque che scorrono da tempo raccogliendo le storie di uomini e donne, mi avrebbe detto una storia di onestà e laboriosità, di sacrifici e di povertà raccontata a cuor leggero, dove c'era il tempo di divertirsi davvero, avrebbe snocciolato nomi e volti e storie di gente semplice che ha costruito la storia. E allora mi sono detta: perché no? Perché non dare la voce a papà che, anche se non partecipava ad incontri o adunate, oggi avrebbe detto che sì, anche lui era un alpino e non sarebbe riuscito a nascondere l'orgoglio per suo figlio che appartiene al medesimo corpo. E perché non cogliere l'occasione per dire di nuovo grazie a tutti gli alpini di Ponte e dintorni che sono stati una sorprendente rivelazione di testimonianza, con la loro presenza, nei giorni della sua scomparsa. Grazie di cuore dunque, alpini.
lettera firmata

 

Ma Bergamo
non ha completato
la sfilata

Spettabile redazione,
ci uniamo alla gioia di questi tre giorni fantastici e non vorremmo evidenziare nulla di negativo, anche sotto il profilo organizzativo.
Purtroppo però non possiamo spiegarci né spiegare a nostro figlio il fatto che, dopo avere atteso ore sotto la pioggia, moltissime persone non abbiano potuto assistere alla sfilata della sezione di Bergamo nel tratto finale del percorso. Infatti, a detta degli uomini del servizio d'ordine, la «sezione di Bergamo così ha deciso» e cioè inspiegabilmente di non percorrere via Cesare Battisti, impedendo così a molte persone di salutare conoscenti ed amici alpini. Onestamente non ci sono spiegazioni valide soprattutto per i bambini, le persone invalide e gli anziani presenti.
Credo che sia vergognoso essere considerati da parte dei responsabili della sezione di Bergamo come la «claque» delle delegazioni ospiti, purtroppo nella migliore tradizione italica.
Una famiglia bergamasca
partecipante ai giorni di festa

Gli alpini bergamaschi nella parte finale hanno seguito un altro percorso dovendo rientrare per l'ammainabandiera che ha chiuso l'adunata. Il problema che lei rileva è nato perché il Servizio d'ordine nazionale non ha segnalato la modifica del percorso attraverso una diversa disposizione delle transenne.

 

Nei nostri cuori
non si spengano
gli ideali alpini

Spettabile redazione,
in questi giorni è festa grande nella nostra città per l'83ª adunata nazionale degli alpini. È tipica degli alpini la capacità di creare ovunque un clima gioioso fatto di spontaneità, di amicizia, di musiche, di cori e anche di qualche allegra bevuta in compagnia, ma questo è solo l'aspetto più esteriore, folkloristico, perché in realtà gli alpini sono anche sempre i primi a rendersi disponibili nelle emergenze e a non risparmiarsi mai in ogni situazione, pur critica o difficile.
Questi giorni sono anche però un po' tristi per chi, come me, ha avuto in famiglia un alpino che ora purtroppo non c'è più, è «andato avanti», come si usa dire nel linguaggio alpino. La loro mancanza però continua a farsi sentire e si acuisce in occasioni come questa perché erano persone straordinarie (forse per questo li hanno scelti per essere alpini?!) che credevano fermamente nei valori più alti come la patria, la famiglia, l'amicizia, la solidarietà umana, l'onestà, la giustizia, ai quali sono rimasti fedeli sempre e che hanno trasmesso col loro esempio di vita ai propri figli, ma che purtroppo oggi vengono sempre più messi da parte o addirittura ignorati.
Perciò quando i festeggiamenti saranno finiti e le bandiere tricolori non sventoleranno più in ogni angolo della nostra città facciamo tutti in modo che non si spengano nei nostri cuori, in particolare in quelli dei nostri ragazzi, lo spirito e gli ideali che ancora una volta gli alpini hanno contribuito a riaccendere. Ricordando sempre, inoltre, quanti sacrifici di vite umane le guerre hanno richiesto e purtroppo continuano a richiedere nella loro tragica inutilità, come viene ben espresso da queste poche, ma efficaci parole lasciate tra i suoi appunti del periodo di guerra, sulle terribili esperienze della ritirata di Russia che hanno lasciato un ricordo indelebile, da mio padre Carlo, artigliere del 5° alpini, allora poco più che ventenne: «Quando siamo scesi a Nikolajewka e Reverberi urlò il famoso "Tridentina avanti!" ci fu una calata in massa anche dei feriti e dei congelati, tutta la divisione si gettò allo sbaraglio e ci fu una carneficina ma infine i russi vennero sopraffatti. Se qualcuno può dirsi guerrafondaio, davanti a quello spettacolo dovrebbe condannare tutte le guerre, perché lì c'è stato un vero e proprio macello. La gente deve convincersi che la guerra è la cosa più stupida e più brutta che possano fare gli uomini: viviamo ventiquattro ore, vivaddio viviamole bene! In certe notti, quando non riesco a prendere sonno, ho scolpite negli occhi le scene di quei ragazzi che abbiamo lasciato in Russia, abbandonati sulla neve come cani, senza poterli neppure seppellire...Se le loro mamme avessero potuto vedere...».
Paola Frigerio

 

Tra le penne nere
ho scoperto pensieri
preoccupanti

Premetto che non ho nessun preconcetto verso gli alpini e tantomeno credo che siano tutti così, ma scontrandomi con la cruda realtà mi sono venuti dei dubbi su alcuni dei valori portanti di questo corpo, e ora mi spiego meglio. Venerdì sera e sabato pomeriggio sono stato all'adunata degli alpini a Bergamo e confrontandomi con alcuni di loro, tra un bicchiere e l'altro, ho riscontrato una cosa molto ma molto preoccupante.
1) Il fatto che molti alpini non riconoscessero e che quasi si vergognassero che Bergamo è e sarà sempre la città dei Mille (cosa che bisognerebbe andarne più che fieri!).
2) Ancor più preoccupante, un razzismo generalizzato, subdolo e latente. io credo che la tradizione alpina non sia solo una questione di vino ma sia anche un onore che va oltre i valori alcolici...Forse un po' di acqua fresca servirebbe per rinfrescare la memoria ed i valori di questo stupendo Corpo... W i bocia!
Valerio

Il confronto con alcuni alpini non può bastare a dare il drastico giudizio che lei riserva all'intero Corpo.

 

La telecronaca
e quello spazio
ai bresciani

Una domanda semplice ma chiara: cosa sta succedendo a Bergamo? Stiamo diventando provincia di Brescia?
Nessun campanilismo, né avversità calcistica, ma una vera preoccupazione per il futuro economico (vedi Banca Popolare di Bergamo), sociale e culturale (vedi Bergamo Tv con la presenza inspiegabilmente prioritaria della giornalista di Brescia alla trasmissione sull'adunata degli alpini). Tanto che viene da pensare che la nomina del vescovo Beschi sia, forse a sua insaputa, una manovra per facillitare l'accettazione da parte dei bergamaschi della presa di potere degli interessi economici bresciani sulla città di Bergamo.
Domanda, immagino, alla quale non può rispondermi ma segnala il fatto che i bergamaschi che amano la propria città e pensano al futuro dei propri figli osservano interrogativi e preoccupati.
Mario Tintori

Sto ascoltando in diretta la telecronaca del raduno degli alpini a Bergamo Tv e sembra quasi che venga fatto a Brescia... È uno scandalo la telecronaca che viene fatta dalla giornalista.
Matteo

La copertura televisiva di un grande evento come l'adunata alpina richiede un grande sforzo: 50 tecnici, sei ponti trasmissione dedicati, tre satelliti e tre regie video. Accade una volta all'anno o quando grandi eventi di cronaca come il terremoto lo impongo: la collaborazione tra emittenti locali consente in questi casi quel salto di qualità che è tipico delle tv nazionali. Teletutto Brescia opera come noi sul suo territorio: e quando serve, come per l'adunata nazionale degli alpini, ci si da una mano con produzioni in comune, diffuse da entrambe le emittenti attraverso i propri canali.
Concordo con il lettore che nella prima parte della diretta di domenica la collega di Teletutto si è involontariamente dimenticata dove era. Ma abbiamo corretto il tiro, spero comunque ricorderà con emozione le trenta ore che abbiamo dedicato a questa grande adunata. Grazie.
Sergio Villa
direttore di Rete
BergamoTv-Radio Alta-BergamoSat

 

Io, bergamasca
in Germania
Che commozione!

Hallo, mi chiamo Tina. Sono una bergamasca che vive in Germania, in Baviera. Voglio complimentarmi per questa bellissima festa degli alpini. Sono entusiasta per l'organizzazione e commossa vedendo la mia bella Bergamo. Viva gli alpini, viva Italia. Con affetto
Tina

 

Pochi alpini ospiti
Scanzorosciate
ha perso molto

Buongiorno, abito nella zona di Boccaleone. Sto vivendo questo momento di festa con grande piacere e, permettetemi, anche con orgoglio per l'accoglienza che stiamo dando a tutti questi alpini. Ho letto sul vostro giornale l'articolo in merito all'ospitalità anche nei giardini condominiali e allora mi sono detta che forse non ho capito qualcosa.
Mi spiego meglio: questa mattina ho pensato bene di andare ancora in centro città assieme ad alcuni amici che abitano a Scanzorosciate: ebbene mi hanno detto che nel loro paese, strano ma vero, di alpini in giro per le strade non se ne vedono. Sono stata a pranzo da loro e ho potuto appurare che, a parte qualche presenza sporadica, effettivamente non si vedevano roulottes o tende o altro, se non qualcosa all'altezza dell'ufficio postale.
Mi sono chiesta il motivo di tutto questo: forse gli abitanti di Scanzorosciate non amano l'allegria degli alpini? O forse non hanno trovato l'accoglienza di quei condomini? O forse l'amministrazione comunale non ha messo a disposizione spazi per poterli accogliere? Strano, considerato, per quanto mi hanno detto, che il sindaco è un ex alpino, per non parlare del capo dell'associazione, signor Sarti, che mi dicono sia proprio di Scanzorosciate.
Mi dispiace per loro, non sanno cosa si sono persi, anche solo dal punto di vista di dimostrare di essere «paese di pace», che a me pare sia anche sinonimo di accoglienza e di ospitalità. Grazie per l'attenzione che vorrete riservare a questa mia nota un po' amara sicuramente addolcita da quello che continuo a vedere appena fuori da Scanzorosciate. W gli alpini!
Maria Grazia Errico

 

Questi valori
sono frutto
dell'educazione
Spettabile redazione,

esige condivisione e necessaria meditazione l'editoriale di Franco Cattaneo «Ecco ll'Italia che vogliamo», steso a coronamento conclusivo della poderosa festa degli alpini. Il motto: «Presenti con forza verso il futuro» riassume validamemte la proposta e l'intenzione di questo straripante incontro di alpini da tutta l'Italia e dal mondo.
Bisogna però richiamare l'attenzione e la riflessione di tuti noi a quello che conteneva uno striscione (riprodotto anche alla pagina 7 de L'Eco di Bergamo di lunedì 10 maggio): «Senso del dovere, onestà, esempio per formare i giovani», cioè per proporre alle giovani generazioni l'esempio e l'impegno morale dei «Veci», che non hanno certo usato il contagocce nel prestare aiuto, soccorso e sicura solidarietà ovunque ci fosse stato bisogno e sofferenza!
Questi valori e questi impegni morali e civili non si improvvisano: sono frutto di educazione decisa e continuativa, desunta dall'esempio di numerose generazioni di persone umili, ma tenaci, che non si sono arrese di fronte alle difficoltà che hanno incontrato e non hanno indulto a servizi... televisivi, squalificanti e deleteri, tipo «Il grande fratello»!
Qui occorre decidersi e intraprendere ben altre strade (televisive e consumistiche), se vogliamo davvero costruire un «futuro» degno di essere ricordato, come il «passato» esemplare delle vecchie «generazioni alpine».
Angelo Marchesi
Bergamo

 

In questi giorni
lo spirito d'Italia
era a Bergamo

Cinque anni di residenza a Bergamo e quindici per averla visitata una volta all'anno mi permettono di dire che conosco questa città come mia, però mai l'ho vista come in questi tre giorni durante i quali ho amato un alpino.
Il mio alpino era alto, basso, magro, grasso; aveva gli occhi scuri, veri, azzurri; veniva da Bari, Padova, Genova, Brescia! O chissà dove. Era giovane, anziano, di mezza età. I capelli scuri, biondi, brizzolati brillavano sotto la pioggia incessante. Sfilava in una sedia a rotelle lungo il percorso con i suoi sci in spalla, marciava con eleganza e camminava con aria stanca.
Ho amato anche un alpino che non c'era e che avrebbe voluto esserci, che ci sarebbe stato se avesse potuto. Era tanto orgoglioso di essere alpino che per niente al mondo si sarebbe perso questa festa nella sua città, una Bergamo diversa, piena di allegria, di buon'umore, senza fretta.
L'alpino che ho amato mi sorrise, mi parlò, mi regalò un distintivo o neppure seppe che io esistevo. Ballò con altre, scherzò con i suoi amici, cenò all'aria aperta, dormì in tende da campeggio, accompagnato dal suo cappello adornato con una piuma d'aquila, perché il mio alpino è fedele alla montagna, si prende cura dei boschi, spegne i fuochi accessi da mani irresponsabili, salva a volte da solo, a volte con il suo cane, scalatori intrepidi in mezzo alla neve, a costo della propria vita senza pensarci due volte; preserva la memoria non solo alpina, ma di tutti gli italiani.
Per questo quando cantava l'inno d'Italia, come soltanto un alpino sa fare, anch'io cantai con lui e le lacrime mi bagnarono il viso, ma persino gli occhi del mio alpino, cosa strana in uomini così forti, brillavano di un'emozione unica e allo stesso modo collettiva. E così ho capito che lo spirito d'Italia era a Bergamo.
Sandra Gonzalez
(traduzione di Milena Coco)


Poesia: alpino
eloquente
testimone

Al levar del nuovo giorno
V'è calor e vita attorno
Cielo e terra s'armonizzano
esistenza di vita amor danno
Sole eterno lume apparve
innanzi superbo il dì ferve
Umana natura il verbo fiate
spiriti celesti ardor inviate
Alberga nel più lontano loco
vita terrena attorno al foco
Realtà che ogni dì circonda
volgersi eterno come l'onda
Nel sidereo immane apparve
avversa circostanzia sparve
Uomo eloquente testimone
gli affanni del cor ripone
Alpino eloquente testimone
fratellanza e amor pone
Dall'alpe agli appennini
dal Manzanarre al Reno
Vid'io la tua penna emerger
la tua mano forte porger
Fune d'acciaio che unisce i cor
l'amor patrio Italia chiamò
Sventola alto il vessillo del tricolor
unisce i popoli con ardor e amor
Alpini uomini veri amici sinceri
Sotto la penna eroi d'oggi e d'ieri
Branly
Pro Ecclesia et Pontifice
Senatrice Accademica e Cavaliere della Cultura

 

Mi avete fatto
riappacificare
con questo mondo

Cari alpini, grazie! Grazie del piacere della vostra presenza. Grazie di avermi divertito trasformando tutti gli angoli della mia amata città in un accampamento spontaneo: quanta «cameratesca» irriverenza nei confronti dei nostri luoghi «sacri»!
Grazie al giovane alpino che, sabato mattina, sulla funicolare di S. Vigilio cantava gioiosamente e si fermava quando il testo diventava un po' troppo «spinto». Grazie all'alpino (cuoco di Amatrice) che era stato ad Haiti a cucinare per i terremotati e che qui ha incontrato il «nostro» panettiere che era stato ad Haiti a sformare il pane per i terremotati. Grazie se, per la vostra adunata, abbiamo riempito la città di bandiere tricolori (orgogliosi di voi e di essere italiani).
Grazie all'alpino anziano che stamani girava con una vecchia mantella di lana, verde sbiadita, e mi ha raccontato che questa era stata la sua coperta, mentre i cappello era il cuscino, quando dormiva su due assi di legno durante la prigionia.
Grazie per aver invaso Città Alta e aver commentato : è proprio bella, dobbiamo tornarci. Grazie per ogni coro, alcuni sublimi altri un pò sguaiati, grazie per ogni sorriso e per ogni «stupidata» (e ci vogliono anche queste!). Grazie a voi ho potuto camminare in mezzo alla strada (viale Papa Giovanni o via Roma) che conosco solo invase dalle auto.
Grazie ad ogni alpino che anche in occasione dell'adunata ha lavorato per gli altri, come sempre gratuitamente e con allegria. Grazie dell'adunata e della commozione di «sentire» la vostra presenza forte e generosa. Grazie mi avete fatto riappacificare con questo mondo difficile. Ciao cari alpini.
Chiara

 

Complimenti
alla gente
della mia città

Complimenti a Bergamo! Complimenti agli alpini! Complimenti agli organizzatori! Complimenti a L'Eco di Bergamo e Bergamo Tv! Complimenti alla gente di Bergamo! Complimenti... a tutti.
Carla

 

La poesia
di una bambina
di 10 anni

Sono più di cinquecentomila
e lor marcian tutti in fila.
Su di un mulo uno guida
e più d'uno di lui si fida.
Dell'Italia son salvatori
e marciando fanno cori,
campeggiano sotto tende
e dalle Alpi ognuno scende.
Sono nonni o papà
o zii dell'aldilà
ma son sempre salvatori
e alpini sia dentro che fuori.
Gaia Castellucci
10 anni

 

Grazie al cielo
abbiamo
il Tram delle Valli

Spettabile redazione,
sabato 8 maggio, in occasione dell'Adunata degli alpini, ho avuto modo di raggiungere Bergamo con il servizio tramviario della Teb.
Vorrei pubblicamente elogiare il servizio pubblico, nonostante siamo stati stipati «come delle sardine» sia nel viaggio di andata sia in quello di ritorno. Ma, grazie al cielo, Bergamo ha il tram!
In una Italia dove tutti ci lamentiamo, soprattutto del servizio pubblico, è doveroso invece pensare in positivo: con corse ogni 5/10 minuti il tram ci ha portato in centro città, e per di più gratuitamente. Grazie agli alpini, quindi, ma grazie anche alla Teb ed ai suoi dirigenti ed a tutto il personale.
Angelo Piero Gelpi

 

Ma Trenitalia
non è stata
all'altezza

Spettabile redazione,
in occasione dell'adunata alpina di Bergamo tutti (Comune, Atb, L'Eco, Bergamo TV, Prefettura e tanti altri) si sono prodigati per ottenere lo splendido risultato ammirato da tutta Italia. Tutti tranne la solita Trenitalia.
Tutti i convogli diretti a Bergamo da Brescia erano, al solito, composti da quattro vagoni puzzolenti, sporchi e oltretutto già nelle prime fermate erano talmente stracarichi di persone ammassate, in totale sfregio delle più banali norme di sicurezza e dignita umana, da costringere gli incolpevoli e umiliati ferrovieri a saltare tutte le fermate, lasciando migliaia di persone a terra sconsolate e in preda allo sconforto per la mancata occasione (chissà forse tra altri 23 anni potrebbe capitare di nuovo)
Nemmeno sulla tradotta andina in Perù una situazione di viaggio come quella di domenica sarebbe sopportata ma, aimè, pultroppo i dirigenti di Trenitalia non subiranno nessuna punizione ne tantomeno saranno cacciati dal carrozzone statale.
Rosangelo Alessi
Chiuduno

 

11/05/2010 - L'Eco di Bergamo