«Ora lavoriamo per una città sempre viva» Stampa

Il bilancio di Tentorio dopo la tre giorni delle penne nere: sono fiero dei miei cittadini, è bello essere loro sindaco. «L'adunata è un'esperienza irripetibile, ma insegna che una Bergamo più aperta a noi stessi è davvero possibile»

 

 

È sempre un sindaco felice?
«Dopo domenica sera, poi... Credo che un'emozione del genere nella mia vita amministrativa e politica non la proverò mai più... Anzi ne sono certo». Franco Tentorio il giorno dopo ha una faccia a metà tra lo stravolto e l'emozionato: «Se ripenso a quando la sera siamo entrati con la sfilata in viale Papa Giovanni XXIII e la gente urlava, ti salutava dalla finestra, mandava baci, mi viene da commuovermi ancora adesso (e non finge, ndr)».
Questi alpini sono davvero la parte migliore dell'Italia?
«Di certo sono una parte bellissima: mi, ci, hanno lasciato moltissimo. Un esempio».
E i suoi cittadini bergamaschi? Ne è fiero?
«Molto, moltissimo. Posso dirlo? È bello, davvero bello essere il sindaco di questa città. Ha accolto gli alpini con una disponibilità unica, e tutti quelli che ho incontrato in questi giorni non hanno mai smesso di ringraziarmi per l'affetto dei bergamaschi».
Sorpreso?
«So che siamo così».
Così come?
«Gente che una volta grattata via la scorza, dentro ha molta cordialità, bontà, spirito d'accoglienza».
Però a volte a grattarla via questa scorza...
«Vero. Un po' c'è da lavorare in questa direzione, e questa tre giorni alpina ci deve insegnare molto».
Si tratta comunque di un evento eccezionale, la quotidianità è un'altra cosa.
«E in più va detto che la somiglianza tra bergamaschi ed alpini ha molto facilitato le cose. Se togliamo la scorza di cui sopra agli uni e agli altri cosa troviamo? Il volontariato, il legame con il territorio, il culto dell'amicizia, il valore della Patria. Ecco, diciamo che quando si è simili è più facile accogliersi».
Però forse la cosa più sorprendente non è stata l'accoglienza agli alpini, quanto la voglia di partecipare dei bergamaschi: sabato per le vie del centro è stata una cosa mai vista...
«Questo secondo me dimostra come i bergamaschi stessi vogliano una città più viva ed ospitale».
Bene, e allora salutata con affetto la mezza milionata di alpini, cosa facciamo? Torniamo tutti a nanna alle 22,30 perché domani c'è da lavorare, e sito per favore...?
«Ecco, dovremmo cercare di fare un passo in avanti: lavorare insieme per una città sempre viva, più ospitale e aperta. Ma a noi stessi. Ed è questo lo sforzo, capire che se domani c'è la festa del Borgo che magari mi manda a dormire un'ora dopo, alla prossima festa in un'altra parte della città ci possiamo andare pure noi. Smetterla cioè di evidenziare solo il piccolo fastidio che la festa degli altri ha creato, ma parteciparvi».
Quindi ripenserete un attimo le vostre politiche in materia?
«Già domani in Giunta ho messo all'ordine del giorno il tema di come proporre ai bergamaschi e agli ospiti una città con più eventi e momenti d'incontro. Certo, qualche limite economico c'è...».
Non sono più seri quelli culturali?
«Probabilmente sì, ma sono convinto che questa esperienza ci abbia detto molto. Si può fare...».
Però aumentare il canone d'occupazione del suolo pubblico per i dehors dei locali non va esattamente in questa direzione, non trova?
«È vero, ma l'entità dell'operazione economica mi sembra ininfluente».
I locali pubblici sono però partner indispensabili per una città viva.
«Abbiamo intenzione di chiamare tutti intorno ad un tavolo le associazioni di categoria, perché il lavoro di squadra è davvero fondamentale per un rilancio di Bergamo. L'esperienza dell'adunata stessa ce l'ha insegnato, fermo restando che siamo di fronte ad un evento eccezionale e che quanto visto in questi tre giorni è comunque unico».
Insomma, non diventiamo Ibiza domani...
«E nemmeno dopodomani. Mi basterebbe essere una Bergamo più aperta, perché sono gli stessi giovani che poi vogliono venire in una città così».
Non trova che in questi giorni i bergamaschi abbiano anche scoperto un nuovo modo di approcciarsi alla città? Strade pedonalizzate, auto in garage, mezzi pubblici...
«Vero. Non abbiamo quasi avuto proteste».
Ma nel bagaglio standard del centrodestra cose come la chiusura al traffico, la pedonalizzazione sanno un po' di ecologismo d'antan, quindi da rigettare.
«Non ne farei una questione politica, ma di buon senso amministrativo».
D'accordo, ma questa risposta dei bergamaschi non vi fa pensare che un'altra città sia possibile, anche in termini di mobilità?
«Credo che più che chiudere le strade dobbiamo essere capaci di aprire agli eventi. Non è necessario sacrificare troppo la circolazione per una festa di via: la verità è che semmai abbiamo troppo spesso sottovalutato l'importanza di questo genere di iniziative. È un modello possibile, insieme a manifestazioni culturali in mezzo alla gente. Un amico mi suggeriva il cinema estivo al Parco Suardi».
Bella idea, si fa?
«Perché no?».


Dino Nikpalj il 11/05/2010 - L'Eco di Bergamo