La «seconda naja» dell'alpino Ceci Stampa

Il vicesindaco, dopo l'organizzazione dell'adunata, racconta fatiche ed emozioni

 

 

«Alpino Ceci, arruolato!». Lo dice scherzando, il vicesindaco, ma alla fine è andata proprio così «e mi sono ritrovato a fare la naja una seconda volta», commenta l'interessato.
Gianfranco Ceci, vicesindaco e assessore alla Mobilità, passati i tre giorni degli alpini è ancora un po' scosso. In bene, si intende. Ma la fatica si fa sentire dopo mesi in prima linea per i preparativi, per organizzare tutto, con la responsabilità di far filare liscia ogni cosa pur a fronte dell'invasione eccezionale di 500 mila penne nere in città. È andato tutto bene, Bergamo ha retto «l'urto» degli alpini e Ceci sorride ricordando quando, a settembre dell'anno scorso, il sindaco Tentorio «con una pacca sulla spalla mi ha detto: "te ne devi occupare tu. Sei alpino, sei vicesindaco, dunque...". E così sono stato arruolato, ho cominciato la seconda naja. La prima l'ho fatta a Merano, nel 1984. Adesso nove mesi a Bergamo».
Una naja davvero impegnativa, con la responsabilità di preparare la struttura comunale in vista dell'adunata e coordinarla con le altre realtà interessate: «L'Ana, soprattutto. Fantastici. E poi il 118, la protezione civile, A2A, le Ferrovie e Atb/Teb: quella dei trasporti, in particolare, è stata una sfida decisiva. Si trattava di non ingessare la città ed è stato possibile grazie all'impegno straordinario delle diverse società interessate. Senza dimenticare le forze dell'ordine e poi la nostra polizia locale. Durante l'adunata, in particolare, ci sono stati 240 vigili impegnati su 400 turni. Sono stati indispensabili e bravissimi».
La tre giorni è finita, ma l'emozione traspare ancora chiara dalle parole del vicesindaco che spiega di aver fatto, in questi mesi e soprattutto nei giorni dell'adunata «un'esperienza umana straordinaria. Per me e per Bergamo, anche, come ha detto lo stesso sindaco, l'adunata ha costituito – dice cercando gli aggettivi – un'esperienza unica, storica, irripetibile. È vero che abbiamo fatto una gran fatica organizzativa, ma tutto ha funzionato alla perfezione. E l'emozione di sfilare mentre la gente sulle tribune, lungo il percorso, sotto la pioggia, gridava come allo stadio "Berghem, Berghem", è stata enorme».
Tanti i momenti emozionanti che il vicesindaco ricorda, soprattutto nei giorni dell'adunata. «Sabato – racconta – sulla Torre dei caduti, ho potuto partecipare alle prove di allineamento delle Frecce tricolori, insieme al loro comandante: via radio dava ordini al pilota su come volare, virare, sull'altezza da tenere... È stato incredibile. E quando ho potuto fare un giro in elicottero sopra la città per verificare l'imbandieramento mi si è presentato davanti uno spettacolo davvero suggestivo, unico».
Istanti da ricordare, cui si affianca l'intensità dei rapporti umani, degli incontri. Nei giorni dell'adunata, nel prato di casa il vicesindaco ha ospitato una settantina di alpini bresciani: «Sabato a pranzo – racconta ancora Ceci – mi hanno fatto festa, abbiamo mangiato insieme e davvero condiviso sentimenti reciproci di amicizia e gratitudine forti. Ma ricordo anche la cena improvvisata sabato sera: passavo da via Borfuro e dal parcheggio mi ha invitato un gruppo di alpini del Friuli. Così, semplicemente: con loro a far festa e mangiare le sarde, portate alla mattina da casa e grigliate sul posto».
Non sono mancati, naturalmente, i momenti critici, qualche tensione, sia nei mesi preparatori, sia nei giorni appena passati. C'era l'ansia di fare quadrare tutto, la preoccupazione per gli imprevisti. «Certo, in un percorso lungo e complesso ci sono tante tappe. Forse, però, un momento tra i più difficili è stato quando, sabato, ci siamo resi conto della reale portata della manifestazione. È vero che avevamo previsto i grandi numeri, sapevamo bene, in teoria, cosa ci aspettava. Ma quando sabato mattina abbiamo visto l'onda di persone che montava, i serpentoni che si formavano, la città "compressa"... beh un po' di apprensione c'era».
Nell'impressione del giorno dopo, comunque, la soddisfazione copre tutto. Così come la convinzione che «Bergamo ha fatto una bella figura. Anche Bertolaso ci ha fatto i complimenti – annota Ceci – e poi c'è stato quel gesto, i soldi donati da un anonimo per l'alpino derubato, per non lasciare un brutto ricordo della città... Bergamo, tutta Bergamo, è stata davvero grande».


11/05/2010 - L'Eco di Bergamo