Adunata, e non c'è nube che possa fermare il Tricolore delle Frecce Stampa

L'esibizione della pattuglia acrobatica in forse per tutta la mattina. Finalmente alle 11 il via libera. E l'emozione travolge la sfilata

 

 

 

Risalgono viale Papa Giovanni e sembrano marciare con le penne nere al suono del «Trentatre», invece basta un attimo e sono già lontane lasciando dietro di loro la triplice scia: verde bianca e rossa. Le Frecce tricolori salutano così, con il loro stile discreto e al tempo stesso irruente, l'83ª adunata degli alpini.
È un attimo, lungo, intenso, di pura emozione. È una scarica di adrenalina e di commozione davanti al tricolore più grande e più bello del mondo che si disegna in mezzo al cielo e che fa esplodere in un boato le migliaia di persone lungo il percorso.
Al passaggio delle Frecce tricolori la sfilata sembra cristallizzarsi e gli sguardi della gente, invece di frugare alla ricerca del parente, dell'amico o del commilitone, si staccano dalle penne nere in parata, e si arrampicano sulle nuvole all'inseguimento di quei nove «diavoli» che hanno ravvivato un cielo fino a quel momento grigio e imbronciato.
Sono attimi di felicità supplementare in una giornata di festa per l'annuale incontro tra Arma azzurra e penne nere. Un incontro che è un abbraccio a distanza tra uno dei corpi più antichi delle forze armate (quello degli alpini nato nel 1872) e l'aeronautica fino a dieci anni fa l'Arma più giovane (istituita nel 1923, ma superata dai carabinieri divenuti nel 2000 quarta forza armata).
Ma è anche un abbraccio con la gente che accoglie le esibizioni delle Frecce tricolori con ovazioni e applausi. Applausi che i nove piloti della Pattuglia acrobatica nazionale possono solo immaginare mentre con precisione millimetrica eseguono virate ed evoluzioni.
Eppure l'esibizione delle Frecce tricolori è stata in forse fino a metà mattina. Il nuovo mal di pancia del vulcano islandese dal nome impronunciabile infatti aveva fatto temere la cancellazione dell'annuale incontro con gli alpini. Dalle prime ore del mattino tutti gli aeroporti dell'Italia Settentrionale erano stati chiusi ai voli commerciali dall'Enac. Decisione accolta con rammarico dai vertici dell'Ana e con incredulità dalla gente «ma dai non è possibile» era il commento più comune. «Sono aerei militari non hanno problemi a volare con la nube» sentenziava dal canto suo l'«esperto» che comunque non aveva tutti i torti visto che i voli militari non erano stati ancora messi a terra.
Mentre le speranze di vedere le Frecce è ridotta a un lumicino, la sfilata comincia: sfilano i reparti in armi e la bandiera di guerra del 5°, arriva il medagliere che prende posizione ai piedi della tribuna d'onore; sfilano i gruppi provenienti dall'estero, inizia la lunga teoria di penne nere. Le nuvole, che prima dell'inizio avevano scaricato uno scroscio, sembrano concedere una tregua. «Ma cosa farà l'altra nuvola?» chiede un alpino del servizio d'ordine preoccupato di non poter vedere le Frecce.
Intanto dalla tribuna cominciano a filtrare buone notizie. Il primo segnale positivo lo dà il comandante delle Frecce tricolori, il tenente colonnello Marco Lant, che va a prendere posizione sulla Torre dei Caduti da dove coordinerà le evoluzioni dei suoi ragazzi guidati dal maggiore Jan Slangen, capo formazione.
I nove Aermacchi MB 339 – che sono normalmente di stanza nella base di Rivolto (Udine) – sono «parcheggiati» all'aeroporto militare di Ghedi in attesa della luce verde. Verso le 11 l'annuncio: il sorvolo sarà alle 11,50 (in anticipo di mezz'ora sul previsto). L'attesa comincia a crescere e quando scocca l'ora, con puntualità cronometrica, all'orizzonte si intravede la formazione che ancora non lascia la scia. Poi all'improvviso dai getti si sprigiona il tricolore, la pattuglia in formazione a freccia risale viale Papa Giovanni, accarezza Città Alta e vira scomparendo dietro la collina. Un paio minuti e riecco le Frecce, questa volta in formazione a diamante, ma nella direzione opposta. Il tripudio della gente è al diapason e un raggio di sole riesce a squarciare le nubi e saluta la pattuglia e il tricolore.
Ancora una virata e, inaspettatamente, ecco le Frecce ricomparire da Est, attraversare la sfilata e compiere una maestosa virata disegnando ancora una volta il Tricolore sul cielo di Bergamo. Un disegno che ha il sapore dell'omaggio a quel tricolore che a Bergamo e in terra di Lombardia cominciò a sventolare nel lontano 1848.
 

Mino Carrara il 10/05/2010 - L'Eco di Bergamo