Dall'Argentina alla Russia, l'alpinità nel sangue Stampa

Duecento penne nere da ogni angolo del pianeta riunite dall'Ente bergamaschi nel mondo

Le note di «Notèr de Berghem» hanno accolto i 200 emigranti bergamaschi invitati alla Festa orobica organizzata all'oratorio di Santa Maria Immacolata delle Grazie dall'Ente bergamaschi nel mondo per salutare i soci a Bergamo per l'adunata degli alpini. Il saluto iniziale è stato dato dal presidente dell'ente (e alpino) Santo Locatelli: «Abbiamo voluto incontrare i bergamaschi alpini, che oltre a essere soci dell'Ente, appartengono alle sezioni estere dell'Ana». Locatelli ha ricordato quanto sia difficile «partire per un paese sconosciuto per cercare una vita migliore, che richiede impegno e sacrificio», capacità che questi alpini della «doppia naia» hanno saputo esprimere.
La parola è poi passata al direttore dell'Ente, Massimo Fabretti, che ha introdotto le autorità presenti, tra cui il consigliere regionale Roberto Pedretti che ha evidenziato che l'emigrante «continua a portare Bergamo nel cuore e nell'anima», Leonio Callioni assessore alle Politiche sociali che ha riconfermato il sostegno e vicinanza del Comune di Bergamo all'Ente, il consigliere comunale Beppe Mazzoleni e il consigliere comunale di Treviglio Carla Bonfichi.

 


La festa è poi entrata nel vivo con gli interventi musicali del cantante Peter Barcella e del gruppo folkloristico internazionale «I Gioppini» di Fabrizio Cattaneo, intervallati ai momenti dedicati alle poesie dialettali dei poeti del Ducato di Piazza Pontida e a una relazione di Antonio Carminati del Centro studi della Valle Imagna sulla storia dell'emigrazione bergamasca.

 

 

Ma in particolare si è voluto rendere omaggio ai tanti bergamaschi alpini che non hanno voluto perdere l'occasione dell'adunata per tornare nella loro città. Tra loro Roberto Baccanelli, fondatore del circolo dei Bergamaschi nel mondo di Buenos Aires, dove vive dal 1955: «Faccio anche parte della sezione estera argentina dell'Ana; per me il servizio militare è stato una scuola di vita e forse farebbe bene ancora adesso ai giovani. Il nostro problema è che ormai molti degli iscritti "sono andati avanti" e diventiamo sempre meno». Roberto è stato un «pioniere» della sua famiglia: i fratelli Romano e Pierluigi lo hanno raggiunto in terra d'Argentina. Gli alpini di Buenos Aires sono presenti numerosi anche con il coro della sezione locale.

 


Durante la Festa orobica hanno eseguito due canti, uno dei quali particolarmente suggestivo: «Le parole in spagnolo raccontano come all'emigrante siano ugualmente care le bandiere d'Italia e d'Argentina, seconda patria» ha introdotto Fernando Caretti, 84 anni, da 60 in Argentina, presidente della sezione Argentina, per il quale «lo spirito alpino non si dimentica mai» e può essere tramandato al figlio Aldo (anche lui a Bergamo per l'adunata) nonostante non abbia svolto il servizio militare. Mario Fadini, in Germania da 51 anni è socio del circolo e membro della sezione Ana: «L'alpinità è qualcosa che si ha nel sangue. Con il gruppo della Germania abbiamo costruito un pozzo e una scuola in Africa e un asilo in Guatemala».

 


Ed ancora il presidente Locatelli ha voluto ringraziare Andrea Capelli del circolo di Londra, Valeria Generoso, presidente della Federazione dei circoli svizzeri, Giulio Rossi da Lucerna, Giuseppe Tiraboschi dall'Australia, Giuseppe Belussi dalla Russia. L'incontro si è concluso con la preghiera di monsignor Valentino Ottolini, parroco di Santa Maria delle Grazie.
 

Laura Arnoldi il 09/05/2010 - L'Eco di Bergamo

 

 
 

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