«Racchiuse in questa Cittadella le tre anime delle penne nere» Stampa

Il comandante delle Truppe alpine all'esposizione del parco Suardi. Tra valori del passato e tecnologie per il futuro. I giovani e la «mini naia»

 

 

Un biglietto da visita abbinato all'adunata per spiegare alla gente cosa siano gli alpini oggi, ma anche per sottolineare il profondo legame di continuità fra le penne nere in congedo e quelle in armi, e per tramandare nel tempo i propri valori.
Per la verità non è che tra Bergamo e gli alpini fossero necessarie troppe presentazioni, alla luce del profondo legame ribadito dall'abbraccio della città ai partecipanti a questa adunata. Ma la Cittadella degli alpini, inaugurata ieri al parco Suardi, ha comunque stuzzicato l'interesse della gente, che nonostante la pioggia battente si è prima sottoposta a pazienti attese in coda e poi riversata tra tende e blindati, cannoni e robot antimine, immagini di oggi e di ieri, con tanto di collegamento in videoconferenza con gli alpini della Taurinense che attualmente si trovano a Herat, in Afghanistan, dove a breve riceveranno il cambio dalla Julia.
Nella Cittadella – tradizione recente, inaugurata all'adunata del 2006 a Cuneo – sono racchiuse quelle che il comandante delle Truppe alpine, generale Alberto Primicerj, ha definito «le tre anime degli alpini». «C'è un'anima operativa – ha detto – che si estrinseca nelle missioni in tutto il mondo, ma anche sul territorio nazionale, come nell'operazione "Strade sicure"; un'anima montanara, perché è la montagna che forgia i nostri uomini e, perché no, i nostri atleti, come lo sciatore Giuliano Razzoli che ha regalato all'Italia l'unica gioia delle recenti Olimpiadi di Vancouver; un'anima sociale, che si esprime nell'aiuto a chi soffre (dal Friuli nel 1976 ad Haiti pochi mesi fa) sia da parte degli alpini in armi, sia da parte di quelli in congedo, che sono la forza più vasta dell'associazionismo in Italia. Ma attività sociale è anche la stesura dei bollettini meteo e nivologici per la prevenzione dei rischi del territorio, e la cosiddetta "mini naia" che, dopo la soppressione del servizio di leva, ci permette comunque di trasmettere a diversi giovani i valori di educazione civica e amor di Patria propri degli alpini».
Un aspetto, quello della «mini naia» (un periodo di addestramento per avvicinare i giovani al mondo delle forze armate) sul quale si è soffermato anche Corrado Perona, presidente nazionale dell'Associazione nazionale alpini che ha sottolineato come «anche questi giovani abbiano diritto a portare il nostro cappello, simbolo di una specialità unica al mondo. Perché i giovani sono il futuro, e solo loro possono tramandare la storia, i sacrifici e i valori che noi abbiamo ricevuto con orgoglio da chi ci ha preceduti, ma che senza i giovani rischiano di finire insieme a noi».
Storia, sacrifici e valori ripercorsi fino a domani al parco Suardi: un ponte tra passato e futuro, che parte da documenti storici di ogni genere (dalla Grande guerra all'Afghanistan, attraverso la Russia) per approdare alle più moderne e sofisticate tecnologie per la bonifica delle aree minate, le telecomunicazioni satellitari e la trasmissione dati, in dotazione ai reggimenti Genio e Trasmissioni.


P. Vai. il 08/05/2010 - L'Eco di Bergamo