Aspettando l'adunata - Bergamo, cuore antico. E la piazza più bella Stampa

UNA CITTÀ TUTTA DA VISITARE, DALLE TANTE MERAVIGLIE

Per parlare di Bergamo “città d’arte” non si può non citare l’espressione tipica dialettale "Bèrghem de sura e Bèrghem de sóta”. In effetti le città sono due, o meglio,

 

 

la città è costituita da due parti ben distinguibili già da chi raggiunge la città orobica lungo le antiche vie d’accesso da Milano o da Venezia. Il profilo di Città Alta si staglia all’orizzonte rendendo ben visibili i simboli cari ai bergamaschi: il Campanone, la cupola del Duomo con Sant’Alessandro, la basilica di Santa Maria Maggiore, la torre mozza del Gombito, la Rocca racchiusi all’interno della cerchia delle cinquecentesche Mura venete (Venezia nel 1428 successe ai Visconti nel dominio su Bergamo e procedette ad ampliare il sistema difensivo di cui era dotata la città). Una visita al centro storico della parte alta di Bergamo dovrebbe prevedere proprio il giro, o almeno di una parte di esso, delle Mura (6.200 metri), da dove si gode uno stupendo panorama verso la città bassa. La cinta è costituita da 14 baluardi, 2 piattaforme, 100 aperture per bocche da fuoco, due polveriere e quattro porte sormontate dal leone di San Marco: Sant'Agostino, San Giacomo, forse la più bella e panoramica, Sant'Alessandro e San Lorenzo, quest'ultima conosciuta anche come porta Garibaldi da quando nel 1859 l’eroe passò di lì con iCacciatori delle Alpi (non a caso Bergamo è nota anche come Città dei Mille). Dopo un panoramico giro esterno, ci si può addentrare tra le viuzze della città medievale perfettamente  conservata.Dalla stazione superiore della funicolare per raggiungere Colle Aperto, si percorre la “corsarola”, la via del passeggio su cui si affacciano botteghe e negozietti mèta di turisti e bergamaschi. In realtà la via porta il nome, nel primo tratto, della massiccia torre di Gombito recentemente restaurata (eretta nel XII secolo raggiunge ora 52 metri di altezza dopo che nell’800 venne abbassata di 12 metri per ragioni di sicurezza). La torre si trova all’incrocio degli antichi cardo e decumano, le vie perpendicolari che testimoniano la fondazione romana della città. Proseguiamo poi per la via dello struscio che assume ora il nome di via Bartolomeo Colleoni, celebre condottiero, proprietario del castello di Malpaga; si fece costruire la propria Cappella nel cuore religioso di Città Alta, alle spalle del palazzo della Ragione, accanto alla Basilica di Santa Maria Maggiore e vicino al Duomo. I tre edifici, insieme al Battistero e al Palazzo Vescovile, sono capolavori che racchiudono straordinarie opere d’arte frutto di un’elaborazione di secoli. Tra i molti elementi degni d’attenzione i portali trecenteschi di Santa Maria Maggiore, che conserva una struttura esterna romanica; all’interno, modificato nel ‘500 e ‘600, troviamo le tarsie disegnate da Lorenzo Lotto, il confessionale barocco intagliato da Andrea Fantoni, i monumenti funebri del celebre compositore Gaetano Donizetti e del suo maestro Simone Mayr. Il luogo del potere civile, il palazzo della Ragione edificato nell’XI secolo, si affaccia direttamente su piazza Vecchia, cuore di Città Alta e, senza timore di essere smentiti, una delle più belle piazze italiane. Al centro la fontana Contarini, intorno palazzi edificati tra il tre e settecento, alcuni ora sede dell’Università e della biblioteca Angelo Maj. La piazza è sovrastata dalla torre civica o “Campanone” che ancora oggi ricorda l’usanza antica del coprifuoco: ogni sera alle 22 battono numerosi colpi, la leggenda dice 100 (sulla torre si può salire con un ascensore). Merita certamente una visita la Rocca, costruita a partire dal 1331, sul colle di Santa Eufemia e ultimata dai Visconti, che la fortificarono ulteriormente consapevoli della sua importanza strategica nello scacchiere militare che li vedeva contrapposti a Venezia. Molto ci sarebbe da raccontare, ma in Città Alta vale anche la pena lasciare le strade più frequentate dai turisti, per addentrarsi nelle viuzze strette del borgo medioevale e farsi sorprendere da scorci incantevoli.

 

 

Laura Arnoldi - L'Alpino Febbraio 2010

 

 
 

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