Bortolo, classe 1916: dall'Australia per tornare a marciare Stampa

L'incontro con il fratello a San Lorenzo di Rovetta, i ricordi del fronte e della prigionia nei campi inglesi.

 

A Bortolo Benzoni, preso in mano L'Eco di Bergamo del primo maggio, brillano gli occhi vedendo le fotografie del primo alpino arrivato in città e della sua amata Presolana illuminata.
Anche lui è un alpino ed è venuto dall'Australia per partecipare all'Adunata Nazionale. Non rivendica primati temporali, anche se lui è arrivato il 24 aprile a San Lorenzo di Rovetta, suo paese natale, dopo ventiquattro ore di volo.
Gli basta, salvo smentite, di non avere rivali per quanto riguarda l'età anagrafica tra le penne nere della «doppia naia» – cioè di quegli alpini che hanno dovuto emigrare per lavoro – che sfileranno a Bergamo. Lui è nato nel 1916, quindi quest'anno suonano i novantaquattro.
Bortolo ha vissuto anche le vicende della guerra. Arruolato nell'Edolo del 5° Alpini, ha provato anche l'avventura della guerra di Spagna. Per sua fortuna la nave che portava equipaggiamento e armi – i soldati dovevano viaggiare in incognito ed in abiti civili su altra nave – si è frantumata durante una tempesta su una scogliera, così tutto si è risolto con un giro in Spagna ed il rientro in Italia nel giro di poche settimane. Ma poi c'è stato la guerra vera, quella sul Fronte Occidentale e quella ancor più tragica della Grecia. In questa Bortolo rimase ferito e fatto prigioniero dai greci che affidavano i soldati catturati agli inglesi. Così incominciò la sua avventura di Pow (prigioniero di guerra): prima a Creta, sotto i bombardamenti tedeschi, poi una rocambolesca partenza notturna su una carretta del mare verso l'Egitto, ma anche qui il terreno scottava (in ogni senso) perché il fronte si avvicinava. Le migliaia di prigionieri vennero allora smistati nella varie colonie inglesi: Sud Africa, India, Australia.
A Bortolo toccò l'Australia, in un campo di prigionia nelle vicinanze di Melbourne. Figlio di contadini, lui sapeva mungere e perciò tutti i giorni, mattina e sera, usciva dal campo con altri prigionieri per andare a mungere le numerose mucche di una grande fattoria. Ebbe così modo d'imparare l'inglese e farsi apprezzare per le sue capacita e laboriosità. Al termine della guerra scarseggiavano le navi per fare rimpatriare i prigionieri e Bortolo potè rientrare in Italia sono nel gennaio 1947.
A San Lorenzo di Rovetta però mancava il lavoro ed ecco che Bortolo prese le valigie e se ne partì: prima a costruire moli nel porto di Genova e poi in Svizzera. Ma la terra australiana l'aveva stregato e poi c'era il proprietario della fattoria, dove aveva lavorato, che gli scriveva: qui il lavoro per te c'è sempre. Andare in Australia, come ripete ancora adesso, non è il viaggio dell'orto, ma alla fine si decise. Sposò una ragazza del paese e nel 1949 riprese le valigie e tornò a Melbourne. Col tempo si è fatto una sua fattoria, ha avuto tre figlie: due sposate con australiani e una con Adriano, un italiano che conosciutala durante una sua visita in Italia se ne innamorò e, trentacinque anni fa, decise di raggiungerla e sposarla. Anche lui è tornato e sfilerà con il suocero insieme agli alpini della sezione di Melbourne.
Lo incontriamo mentre sta festeggiando gli 85 anni del fratello Luigi che lo ospita, anche lui alpino. Data l'età, gli chiediamo: «Bortolo, fai conto di fare tutta la sfilata a piedi?». Alza lo sguardo dalla sigaretta che si sta facendo a mano e risponde deciso: «Sono venuto dall'Australia per questo. Non posso stare lì a guardare, anche perché questa forse sarà la mia ultima sfilata». Ma non c'è da crederci molto, diceva così anche l'anno scorso a Latina, dove ha fatto tutta la sfilata portando il vessillo della Sezione di Melbourne.


Luigi Furia il 03/05/2010 - L'Eco di Bergamo

 
 

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