Sarti (Ana orobica): tra la gente amicizia, gioia e orgoglio. «Il Tricolore ovunque riassume i valori delle penne nere»
Bergamo si ricorderà per molti anni l'83ª adunata nazionale degli alpini. Soprattutto, come dice il presidente nazionale dell'Ana (Associazione nazionale alpini) Corrado Perona, «per la partecipazione, la convinzione, la fiducia nell'associazione. Abbiamo sfilato – continua il presidente – in una terra di alpini. Tantissime bandiere, tantissima gente, un'accoglienza straordinaria. E la risposta degli alpini è stata entusiasmante. Bergamo la ricorderà».
Durante la sfilata in città, dopo due giorni di «invasione» alpina che ha trasformato Bergamo in un grande e gioioso accampamento, è il momento dei bilanci e il presidente Perona non nasconde la soddisfazione per le giornate bergamasche. Sul palco in piazza Vittorio Veneto si gode lo spettacolo e spiega: «Ho capito subito questa mattina (ieri, ndr) che c'era una bella partecipazione. Dalle prime battute, da quando sono sfilate le sezioni piemontesi. Ho capito subito, anche, che avremmo finito più tardi del previsto: tanti, tanti alpini». Poi, da perfezionista, annota: «Lo sfilamento è stato sempre ordinato. Forse c'è stato qualche spazio vuoto, un po' di distanza tra i diversi gruppi. Ma bisogna capire, ognuno ha bisogno del "proprio spazio". Anche se sfilare compatti...».
Il presidente nazionale rileva anche la grande partecipazione, alla sfilata, di sindaci, «gli unici non alpini ammessi allo sfilamento». E poi spiega il legame tutto particolare tra le penne nere e i primi cittadini: «Abbiamo 4.400 gruppi e ciascuno vuol dire un paese, una comunità. Il sindaco rappresenta questa comunità, con la quale solitamente c'è un legame forte. Il sindaco e l'alpino comunicano – aggiunge Perona –, collaborano per il bene della comunità. E poi l'amministrazione comunale è solitamente l'istituzione più vicina oltre che meno "politica"». Il legame con la gente è un punto caratteristico degli alpini. «Siamo ben inseriti – aggiunge Perona – nel tessuto sociale del Paese. La popolazione ha imparato a sentirci vicini, davvero al servizio. E questo affetto, questa vicinanza si vede bene anche qui a Bergamo».
Un ultimo cenno all'organizzazione. «Bergamo ha lavorato bene – dice Perona con un grazie stampato nel sorriso – e ha lavorato insieme. Comune, Provincia, Sezione: davvero un ottimo lavoro. E un percorso ben studiato per una sfilata memorabile».
A «dare i numeri», pur approssimativi, dell'adunata prova Antonio Sarti, presidente della sezione Ana di Bergamo. «Alla vigilia – confida – mi aspettavo una presenza maggiore rispetto a quella delle altre adunate, che normalmente si aggira intorno alle 300.000 persone. Immaginavo che avremmo raggiunto almeno le 400.000 presenze. Ma oggi devo dire che sono di più. Davvero abbiamo superato tutte le previsioni».
Anche Sarti ha la soddisfazione che si legge sul volto. «Una grandissima gioia – dice – per la realizzazione di un sogno cullato per 24 anni (dal 1986, data dell'ultima adunata nazionale a Bergamo, ndr). Questa adunata l'abbiamo fortemente voluta e l'abbiamo preparata per due anni. C'è stata una grandissima partecipazione non solo da parte degli alpini bergamaschi, ma con gli alpini che sono venuti a Bergamo da tutto il mondo. Forse anche perché la sezione bergamasca è diventata un punto di riferimento trainante, soprattutto per il suo impegno nella solidarietà». Per Sarti, in questi giorni si sono vissuti «sentimenti autentici di amicizia, di gioia e anche di orgoglio per questa adunata del mondo alpino». E poi aggiunge: «Va anche notato che la presenza degli alpini è stata su tutto il territorio della Bergamasca: ci sono alpini in ogni paese della provincia. E sono in mezzo alla gente, con la gente. Questo è un altro tratto distintivo dell'adunata: gli alpini legano con la gente, si realizza un vero scambio di sentimenti e di umanità».
Una nota sulle bandiere tricolori. «Abbiamo "scaldato" tutta la provincia con almeno duecentomila Tricolori – dice Sarti –. Ed è una bandiera che riassume ideali nei quali ogni alpino si ritrova. Mai nessun alpino bergamasco ha messo in discussione il Tricolore ed è nostro compito favorire che il Tricolore venga visto come un simbolo che racchiude valori importanti, nei quali riconoscersi. Quando abbiamo fatto il primo ordine di 100.000 bandiere, per un costo di 200.000 euro, avevo qualche dubbio. Pensavo che potevano essere troppe. Invece i Tricolori li abbiamo "bruciati" subito. E abbiamo dovuto fare altri ordini successivi».
Hanno addobbato la città e rinfrescato, nei cuori bergamaschi, il senso di appartenenza a una Patria comune.
Alberto Campoleoni il 10/05/2010 - L'Eco di Bergamo
|