«In piedi sulla Jeep? Lo dovevo a tutta quella gente» Stampa

Il «Presidente» Leonardo Caprioli, 89 anni, domenica sera alla sfilata ha voluto salutare così i bergamaschi.

Dopo Napolitano, è il presidente più amato d'Italia. Sicuramente a Bergamo e tra quella gente che è giunta da tutta la penisola e dall'estero per l'adunata. Quando la camionetta con Leonardo Caprioli si è messa in marcia lungo il percorso del corteo, sembrava di essere allo stadio. Urla, applausi continui, grida «Nardo, Nardo» e «Caprioli, presidentissimo»: mancava solo la «ola». Di alpini domenica ne sono sfilati a migliaia e migliaia (quanti sono stati in realtà? Centocinquantamila, duecentomila?), ma il momento più atteso è stato quando sono venuti avanti i bergamaschi con Caprioli in testa.
Presidente Caprioli, è stata una giornata indimenticabile. Ma cosa l'ha colpita di più? «La gente – risponde subito lui –. L'entusiasmo genuino che ho sentito per gli alpini in ogni momento dell'adunata e durante la sfilata. È stato meraviglioso. Ha rivelato come i bergamaschi siano gente di cuore, sappiamo partecipare e fare festa. E poi Bergamo tutta si è rivelata veramente all'altezza di una manifestazione come questa. Tutto si è svolto nel migliore dei modi.»
Ieri pomeriggio, nella sua bella casa di via Bonomelli, Caprioli si stava riposando un po' con accanto la moglie Anna. Sta bene, nonostante la bella età (a novembre saranno novant'anni), le fatiche dei giorni scorsi e l'impegnativa prova della sfilata. Nella diretta di BergamoTv tutti abbiamo visto quando sotto la pioggia battente lei, all'inizio del percorso per il viale Papa Giovanni, ha voluto mettersi in piedi. È stato un momento che noi, comodamente seduti davanti alla televisione, abbiamo seguito con ansia. Ci siamo veramente emozionati tutti.
«Certo, volevo mettermi in piedi. Correva giù acqua da tutte le parti, avevo freddo, ma non potevo non mettermi in piedi. Facevo fatica perché il sedile della campagnola era molto in avanti e non riuscivo a stare ben diritto. Ma dovevo farlo, per rispetto di tutta quella gente che aveva aspettato fino a quel momento di veder sfilare i bergamaschi».
Una scena indimenticabile. Il momento più forte di tutta l'infinita sfilata: l'anziano alpino che si aggrappava al bordo superiore del veicolo per tirarsi su. La gente ha capito la sua sofferenza e al tempo stesso la sua grande volontà. Un momento drammatico, che ha fatto stare col fiato sospeso: l'ansia si è poi sciolta in un applauso ancora più sentito. Erano cinque anni che Caprioli non prendeva più parte a un'adunata. Gliel'avevano sconsigliato, per gli anni e per qualche problema di salute, ma non poteva mancare, per la sua Bergamo e i suoi alpini.
Presidente, chi ha rivisto dopo tanto tempo? Qualcuno che le ha fatto molto piacere? «Ho rivisto centinaia, migliaia di persone. Soprattutto ho rivisto con particolare commozione gli ultimi della ritirata di Russia. C'era anche Cenci, Nelson Cenci, che era rimasto ferito a Nikolajewka. Adesso ha 91 anni. Ero stato anche da lui, nella sua casa-fattoria in Franciacorta.»
Cenci deve la vita alla dedizione di un conducente di muli, Gino Lancini, bresciano, che lo soccorse dopo essere rimasto gravemente ferito alle gambe. Un episodio al quale aveva assistito anche Mario Rigoni Stern, che lo ricorderà nel suo «Sergente nella neve»: «Formiamo un bersaglio nitidissimo, con il sole in faccia e d'infilata alle mitragliatrici. Vedo Cenci accasciarsi sulla neve e sento che dice forte: "Mi hanno ferito a tutte e due le gambe"».
Lancini non lo lasciò un istante. Con una slitta improvvisata andò avanti, senza fermarsi mai sciogliendo ogni tanto un po' di neve sulle labbra arse del sottotenente e rifocillandolo con un po' di scaglie di formaggio. Sempre avanti lungo una pista segnata dai morti divenuti di ghiaccio, fino alla salvezza. Di storie ne avrebbe da raccontare anche Nardo Caprioli. Pochi sanno – noi l'abbiamo trovato nel suo libro «Cantavamo Rosamunda, dalla Campagna di Russia ai vertici dell'Ana» – che a Nikolajewka andò all'assalto della mitragliatrice che dall'alto di un campanile falciava gli alpini. Nell'inferno di quel pomeriggio, assieme ai suoi alpini Caprioli sfidò la morte, e aveva le lacrime agli occhi. Un'impresa disperata. Ma riuscì a superare quello sbarramento di fuoco aprendo la strada agli altri.
Presidente nazionale dal 1984 fino al 1998, quando lasciò la carica per motivi di salute, Caprioli è «il Presidente» per gli alpini tutti (e non solo perché continua ad essere presidente onorario dell'associazione). Lo chiamano così, soprattutto quelli che hanno condiviso con lui momenti indimenticabili: dalla costruzione della casa per handicappati a Endine Gaiano, agli aiuti al Friuli, all'ospedale da campo in Armenia, alla costruzione dell'asilo per i bambini di Rossosch, sul fronte del Don.
Qualche anno fa, mentre si trovava a Novi Ligure per un po' di riposo, volle incontrarsi con i reduci di Nikolajewka. Ne arrivarono dai piccoli paesi persi tra le vallate dell'entroterra: alcuni ancora in gamba, altri invece con il bastone o con le stampelle, che dovevano essere accompagnati. Si mobilitarono figli, parenti, amici. Il salone dell'albergo si riempì. Segnati dagli anni e dalla fatica di vite dure e difficili sull'Appennino, pochi riuscirono a parlare per l'emozione, ma tutti volevano essere vicini al loro «Presidente».

 


Ieri pomeriggio, ogni tanto, la voce di Nardo Caprioli si è velata. Per i tanti anni trascorsi con gli alpini, per l'adunata che aveva tanto atteso, quasi sognato. E anche per alcuni speciali momenti della sfilata. «Sono stato in tribuna fin quando non ho visto passare mio figlio. Ha sfilato con quelli del battaglione Edolo. Faceva parte della 52.a compagnia. La stessa con la quale avevo combattuto a Nikolajewka, al comando del plotone mitragliatrici».
La sua voce si interrompe. Commozione e ricordi. Sotto, lungo viale Papa Giovanni, passano ancora gruppetti di alpini e vanno verso la stazione. Sono gli ultimi. Giovani, e tutti sorridenti. Quella di Bergamo è stata proprio una gran festa.
 

Pino Capellini il 11/05/2010 - L'Eco di Bergamo

 

 
 

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Oggetti Smarriti

Sono stati ritrovati parecchi oggetti smarriti durante l'adunata.

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