La Russa: «Forte senso di coesione nazionale». Tentorio: «Giornata indimenticabile, sono un sindaco felice»
Consenso bipartisan per gli alpini. Qualche mugugno quando il ministro e Di Pietro indossano il cappello
C'è chi pensa che i politici dicano tutti le stesse cose. E magari in qualche caso non sbaglia. Ma questa volta hanno ragione i politici, perché di fronte a questo popolo di alpini che marcia fieramente per le strade di Bergamo è impossibile pensarla diversamente: qui c'è l'Italia migliore. Quella capace di sfilare 12 ore filate in un'adunata semplicemente pazzesca. Roba da rimanere a bocca aperta, da brividi sotto pelle quando le Frecce Tricolori sfrecciano per una città che si ritrova naso all'insù e che esplode (letteralmente) quando tocca alle penne nere bergamasche. Piove, fa buio, ma persino la compassata tribuna autorità perde l'aplomb e si trasforma in una polveriera.
«Sono un sindaco felice, sì...» ammette Franco Tentorio, poco dopo aver sfilato a seguito del gonfalone di Palafrizzoni in apertura dell'adunata e aver concesso il bis nell'apoteosi serale: «Un'esperienza indimenticabile, una festa purtroppo irripetibile, tutta da godere attimo dopo attimo». Anche abbracciato alla consorte, in prima fila con foulard tricolore d'ordinanza quando in piazza Vittorio Veneto sfilano gli alpini di Alassio, paese natio della signora Angela. A proposito, lo sapevate che il presidente della sezione Ana di Savona è bergamasco? Così, tanto per non farci mancare nulla...
«Bergamo e gli alpini, un connubio migliore non si poteva immaginare», commenta il ministro alla Difesa Ignazio La Russa, che arriva a sfilata già iniziata, poco dopo il capo di Stato maggiore dell'esercito generale Giuseppe Valotto. «Da Bergamo parte, alla vigilia del 150° anniversario dell'Unità d'Italia, un segnale forte di coesione nazionale e di amore per la Patria. L'adunata degli alpini è l'incontro tra gli italiani e i militari che più di ogni altro sanno rappresentare l'amore per la Patria, l'aiuto ai più deboli, il senso di amicizia e di corpo tra di loro», commenta il ministro. Poi uno sguardo alla città: «Un applauso, davvero: questi Tricolori dimostrano come il sentimento nazionale e l'amore per la patria appartengano nella stessa misura al sud, al centro e al nord» butta lì con chiari riferimenti politici ad uso interno degli alleati. Materia però poco tollerata dalle penne nere, neutre per definizione: e così dal corteo (in quel momento stanno sfilando le infinite sezioni del cuneese, terra di Resistenza con la erre maiuscola) parte qualche «nooo...» quando La Russa s'infila il cappello – «e pensare che da militare ero solo sottotenente» – del generale Armando Novelli.
Medesimo destino per un silente Antonio Di Pietro, a conferma che per gli alpini quel copricapo è tutto tranne che un semplice ornamento. Più loquaci invece i colleghi di partito Ivan Rota («Qui si ritrova l'Italia capace di andare avanti oltre le appartenenze politiche») e Sergio Piffari: «Questa gente c'incoraggia ad andare avanti all'insegna dell'unità e dell'ottimismo, perché solo così si superano i momenti difficili». Perché «questi alpini sono il meglio del Paese e ci dicono che con ideali e valori si fanno grandi cose: una lezione importante per tutti», spiega Gigi Petteni, segretario regionale della Cisl.
Il Pirellone è rappresentato dall'assessore all'Ambiente ed Energia, Marcello Raimondi: «Che emozione sfilare col gonfalone... Che gente questi alpini. È stata un'esperienza indimenticabile che dà senso ed orizzonte a tutti noi che facciamo politica. Qui c'è l'Italia migliore, i valori che ci fanno ancora andare avanti in questi tempi difficili». Ugualmente emozionato Ettore Pirovano, presidente della Provincia: «Una giornata fantastica, indescrivibile l'emozione di questa sfilata e averne fatto parte è un ricordo che non mi abbandonerà per molto tempo. Gli alpini? Una sola parola: entusiasmanti».
Ma di penne nere in congedo (ex non è una parola contemplata nel loro vocabolario) ce ne sono pochine tra le autorità: l'ex consigliere regionale Pietro Macconi e il parlamentare Gabriele Cimadoro. Sigaro d'ordinanza (poco militare, decisamente...) e vagamente sull'imboscato: «La mia naia? Due mesi in Friuli e poi a Bergamo. Questa gente è grande: un segno concreto di unità, fratellanza, passione, amore e dedizione. Per Bergamo è il più grande evento degli ultimi 20 anni».
Un evento dove ci ha messo lo zampino la nube islandese, che ha bloccato un alpino doc come Franco Marini, già presidente del Senato e delegato dal suo successore Renato Schifani a rappresentare Palazzo Madama. Compito svolto dal parlamentare bergamasco Gregorio Fontana per la Camera: «Queste giornate entrano a pieno diritto nella storia di Bergamo e dei nostri valori: gli alpini sono l'Unità del Paese e nello stesso tempo forse il primo corpo federalista della storia, rappresentando in modo così orgoglioso il territorio. Gente di grande umanità e coraggio, e lo dimostrano ogni giorno» spiega. E sfilare tra due ali di folla deve essere un'esperienza davvero unica, anche se non sei un alpino, come nel caso del consigliere regionale Carlo Saffioti, al passo con i colleghi dell'ospedale da campo dell'Ana, un'altra perla di questo incredibile popolo: «Pazzesco, una cosa unica, un'emozione che non dimenticherò mai. Non sono frasi fatte, è qualcosa che ti rimane dentro».
E allora forse è vero: «Questa è la gente migliore d'Italia, dobbiamo solo imparare da loro». Giorgio Jannone ha calato in testa il basco azzurro dell'aeronautica «ma mio nonno era un alpino», e sabato all'incontro con le autorità ha portato il suo cappello «perché so che lui ne sarebbe stato felice. Qui c'è un grande spirito, questa è gente pronta in ogni momento, su cui puoi contare». Ieri come domani, ma «quello di oggi è un giorno da non dimenticare: guardateli, questa è gente vera. Bergamo si conferma una grande comunità alpina, forte del suo senso di responsabilità e attaccamento alle tradizioni» commenta Giovanni Sanga. Una città che «ha spalancato le sue braccia per questa bellissima festa di popolo: abbiamo dato una grande prova d'accoglienza e gli alpini la stanno ricambiando con questa sfilata meravigliosa» è il parere di Antonio Misiani. Nel pomeriggio in tribuna autorità arriva anche Savino Pezzotta.
«Diciamo che in questi giorni sono psicologicamente complessi per me» commenta Roberto Bruni: «Se mi dispiace non essere più sindaco? Eh sì, anche perché questa adunata nasce sotto la nostra amministrazione, i primi passi organizzativi li abbiamo compiuti noi. Comunque tutto bene, complimenti al Comune, la sola nota stonata è stata purtroppo il tempo». Ma per gente abituata a rimboccarsi le maniche e lottare è poco più che un dettaglio: «Gli alpini sono una risorsa inestimabile e un pilastro fondamentale: sono qui per il piacere di ringraziarli, glielo dobbiamo», sottolinea un applauditissimo Guido Bertolaso, responsabile della Protezione Civile.
Mirko Tremaglia è invece semplicemente commosso: quando un alpino della delegazione olandese (con tanto di caratteristici zoccoli attaccati sul vessillo) si stacca e va a stringergli la mano. Ma soprattutto quando lo sguardo sfiora quelle bandiere tricolori messe sulle Mura dalla Fondazione che porta il nome dello scomparso figlio Marzio: «Era un ufficiale degli alpini, oggi è qui con noi». In una «Bergamo meravigliosa, come questi straordinari alpini», aggiunge la senatrice Alessandra Gallone. Una città che «riesce a ricevere un tale numero di persone dimostra di saper vivere un appuntamento del genere in modo positivo e costruttivo», rileva soddisfatto il prefetto Camillo Andreana.
Compatto il fronte leghista: «Questa gente ci ricorda l'importanza delle tradizioni e di un modo di vivere semplice improntato alla solidarietà», commenta Giacomo Stucchi, mentre il collega d'aula Nunziante Consiglio guarda oltre: «Bergamo è stata grande, anche questo è un bellissimo segnale che fa ben sperare per il futuro: abbiamo investito sull'immagine della città». D'accordo il neoassessore regionale Daniele Belotti: «Grande organizzazione, bellissima giornata, stupendo sentire tanti dialetti padano-alpini». Ma dalla sfilata arriva soprattutto un grande senso d'unità: «Quello di noi alpini, un segnale importante per il Paese» commenta il comandante generale delle forze terrestri, Armando Novelli.
Un Paese che si mette sull'attenti davanti«chi rappresenta un misto di senso del dovere e cameratismo che fa la differenza. Gente libera in ogni cosa che fa. E ne fa tante», spiega il sottosegretario Carlo Giovanardi, in rappresentanza del governo (insieme al collega alla difesa Guido Crosetto). Uno che con le sue mostrine da carabiniere «da qualche anno ha il privilegio di scortare il labaro». L'ha fatto anche ieri a Bergamo, dove per 12 ore filate è rimasto lì al suo posto a veder sfilare l'oceano di penne nere: «Me ne vado all'ammainabandiera, non prima». Quando gli alpini saranno già sulle strade d'Italia, tornando a casa. E la loro voglia di festa ci mancherà. Quella di fare, no. Quella resta qui, ogni giorno.
Dino Nikpalj il 10/05/2010 - L'Eco di Bergamo
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