Cuneo, i bergamaschi che costruirono la diga Stampa

L'occasione dell'adunata degli alpini porta a galla anche piccole storie di popolo che di solito le televisioni non raccontano: è tutto un mondo sociale inconscio che sembra smosso, vecchie solidarietà che legano nel profondo l'Italia riaffiorano.

 

 

Un alpino piemontese, il signor Antonio Giraudo, ci segnala ad esempio il contributo dei bergamaschi alla costruzione della «Società Operaia di Roccasparvera», comune del Cuneese, e alla realizzazione, in quella località, di una diga sul fiume Stura.
Contributo che il sindaco del paese, Guido Olivero, ha rievocato in un articolo.
Nata alla fine dell'800, fondata da operai, contadini, artigiani e carbonai, la Società Operaia era il luogo dove la gente di Roccasparvera «si trovava per giocare a carte, per discutere delle vicende del paese, per ragionare dei prezzi delle castagne, del fieno e del legname e di tante altre cose» come «la Russia e l'ingiustizia del Guvern et la Demucrazia Cristiana».
Si passavano «serate calde, discussioni accese e il vino, litri e mezzi litri andavano come dei treni». Nei giorni di festa «scorreva come la Stura in primavera». Vino d'altri tempi però: «Le uve acquistate direttamente in Langa venivano pigiate da alcuni soci in modo tradizionale, scalzi con i pantaloni arrotolati fino alle cosce, e poi le grandi botti lo purificavano e lo custodivano per l'annata».
Si mangiavano «acciughe "al verd"» e «galline democraticamente fregate nei pollai della zona e fatte cuocere con le piume, il tutto accompagnato da fette di gorgonzola pucciate nella mitica crota sociale».
Negli anni '60, in occasione della costruzione di una diga sullo Stura, il Circolo di Roccasparvera si ingrandì grazie al lavoro di un gruppo di operai bergamaschi che erano in zona, e decisero di dare una mano: «Omoni robusti e forti come tori – ricordano i piemontesi –, con un pugno piantavano i paracarri, la sera bevevano e poi persi nel vino si andavano a coricare nel grande fienile con le tramezze di legno di pino».
E a questi pezzi d'uomini spezzati dalla fatica, a sera, «qualche fanciulla ogni tanto faceva cucù».
A diga finita il Circolo tornò a essere il regno dei soci cuneesi, i bergamaschi se ne andarono. Non dimenticati però.
 

C. D. il 10/05/2010 - L'Eco di Bergamo

 
 

Ultime Notizie

VIDEO ADUNATA

i video che ci hanno inviato...

Leggi tutto...