Al parco Suardi, fra blitz e robot Stampa

Alla Cittadella simulata l'operazione per liberare un ostaggio

 

 

Dalle armi e documenti della Prima guerra mondiale fino alle più moderne tecnologie per la trasmissione dati e la bonifica delle aree minate. È un vero e proprio ponte fra passato e futuro la Cittadella degli alpini, allestita all'interno del parco Suardi e letteralmente stretta d'assedio ieri dal popolo dell'adunata e da chi vuole saperne di più sugli alpini in armi di ieri, di oggi e di domani.
E magari farne una prospettiva di vita, visto che lungo il percorso per i visitatori è stato allestito anche un punto di informazione e reclutamento per quello che, con l'evoluzione dall'esercito di leva a quello professionale, è diventato «il mestiere dell'alpino».

 


Un mestiere che sì, «qualche rischio lo comporta, ma con i tempi che corrono è diventato rischioso anche fare l'operaio in fabbrica» raccontano allo stand del 4° reggimento Alpini paracadutisti, dopo aver appena mostrato ai visitatori l'emozionante ricostruzione di un blitz finalizzato alla liberazione di un ostaggio rinchiuso in una stanza e guardato a vista. Un'azione che si sviluppa in pochi istanti, attraverso sincronismi affinati da un addestramento meticoloso quanto rigoroso.
Come meticolosi e rigorosi sono i movimenti con i quali gli uomini dei reggimenti guastatori del Genio delle brigate Julia e Taurinense bonificano il campo minato allestito in un'area del parco, accanto alla quale è posizionata una delle «star» dell'esposizione, il robot cingolato Wheelbarrow mk8 plus che, telecomandato dagli artificieri, viene utilizzato per individuare residuati bellici e neutralizzare ordigni improvvisati come quelli utilizzati sulle strade dell'Afghanistan contro i mezzi che trasportano i nostri soldati.
Mezzi i quali, a loro volta, fanno bella mostra di sé (letteralmente presi d'assalto, anche se in questo caso con intenti tutt'altro che bellicosi, da adulti e bambini a caccia di foto-ricordo) all'inizio del percorso: il Puma, un blindato a sei ruote a trazione integrale, e il Lince, veicolo tattico leggero multiruolo apprezzatissimo dai militari («ci ha salvati diverse volte», raccontano gli alpini) del quale è esposta la penultima versione. Nei teatri operativi sta per essere infatti rimpiazzato da un modello rivisto nella torretta, per garantire una maggior protezione al mitragliere.

 


Un vero e proprio salto nel futuro delle comunicazioni è quello cui ci si trova di fronte nella tenda del 2° reggimento Trasmissioni, che opera nelle missioni all'estero ed è attualmente impegnato in Afghanistan, Iraq, Kosovo e Ciad: una serie di strumentazioni di grandi prestazioni e dimensioni contenute. È il caso dell'asset microponte tattico, in grado di ripetere senza problemi un segnale per 4 chilometri quadrati dopo essere stato per due giorni – a mo' di collaudo – in una buca di due metri sotto la neve. Oppure delle sofisticate strumentazioni satellitari attraverso cui realizzare una rete intranet criptata per la trasmissione dati in assoluta sicurezza.
All'evoluzione non sfuggono (ad esempio per quanto riguarda i visori) neppure i più «tradizionali» pezzi d'artiglieria (obici e mortai) esposti negli spazi riservati al 3° reggimento Artiglieria terrestre della Julia e al 1° Artiglieria da montagna della Taurinense. Apposite sezioni sono dedicate alla sanità e al Reparto attività sportive nelle cui fila milita (con il grado di caporale maggiore) Giuliano Razzoli, oro Olimpico in slalom a Vancouver. Ma sci e scialpinismo quando si parla di alpini significano anche soccorso e prevenzione, anche in questo caso avvalendosi delle più sofisticate tecnologie.
Parallelamente a questo salto nel futuro, la Cittadella apre come detto una significativa finestra sul passato. Un viaggio ripercorso attraverso le storiche copertine della «Domenica del Corriere», illustrate da Achille Beltrame e Walter Molino, e documenti d'epoca come bollettini di guerra, cartoline di precetto, missive dal fronte, certificati e fogli di licenza.
Per spiegare non solo dove vanno gli alpini, ma anche da dove vengono. Con il loro patrimonio di storia e di valori, costruito in più di 130 anni.
 

P. Vai. il 09/05/2010 - L'Eco di Bergamo

 

 
 

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Oggetti Smarriti

Sono stati ritrovati parecchi oggetti smarriti durante l'adunata.

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