Al Donizetti l'incontro di vertici dell'Ana e autorità cittadine con le penne nere che vivono all'estero. «Distanza non significa lontananza». Accolti due nuovi gruppi, «scovati» in Romania e Colombia
C'è Bortolo Benzoni, classe 1916 – 27 anni trascorsi a San Lorenzo di Rovetta e gli altri 66 a Melbourne – che per arrivare dall'Australia non ha esitato ad affrontare quasi un giorno di volo. C'è Stefano Benazzo, ambasciatore italiano a Sofia, che per portare avanti la tradizione si sta facendo in quattro nel rintracciare gli alpini sparsi tra i Paesi dell'Est. E c'è Andrea Meini di Casazza, emigrato nel 1964 a Zofingen, cantone della Svizzera tedesca, che quando gli parli delle adunate gli vengono i lucciconi agli occhi: dal Settanta non s'è perso un raduno. Figuriamoci se mancava quello nella sua città. Così ieri mattina, alle 10,30 in punto, è arrivato anche lui al Donizetti, assieme a tutte le altre penne nere delle sezioni straniere e ai rappresentanti dei corpi alpini appartenenti all'Ifsm, la Federazione internazionale dei soldati di montagna, nata proprio a Bergamo in occasione dell'adunata del 1986.
Ad accoglierlo, in quello che è stato un abbraccio fraterno, i vertici dell'Ana, compreso il presidente della sezione di Bergamo Antonio Sarti e il presidentissimo Leonardo Caprioli, il presidente della commissione Ifms Franco Munarini e le massime autorità cittadine: dal sindaco Franco Tentorio al presidente delle Provincia Ettore Pirovano. Un abbraccio ancora più sentito perché, dice bene Perona, «la distanza non significa lontananza», anzi: più si è divisi fisicamente e più a volte ci si ritrova uniti. Gli «espatriati», lo capiscono bene. Basta guardarne le facce stropicciate dal tempo e da lavori che non son quasi mai dietro una scrivania, per rendersi conto di come la loro adunata non sia solo quella dei brindisi, delle fanfare, delle cerimonie ufficiali e di un bicchiere di vino in più tra amici. Sono viaggi nel tempo i loro, alla ricerca di affetti e ricordi che è difficile alimentare con assiduità là dove vivono in molti casi da decine e decine di anni. E ha ragione ancora il presidente nazionale dell'Ana Corrado Perona: «C'è una dignità speciale nel loro modo di essere cittadini: perché prima di domandare hanno dato e hanno continuato a credere in certi valori, coltivando quel bene prezioso che è l'essere italiani».
I risultati son lì da vedere. Ne è convinto anche il comandante delle truppe alpine, generale Alberto Primiceri: «È merito anche di questa atmosfera alpina internazionale se oggi sugli scenari frequentati dalle nostre truppe all'estero si respira un'aria diversa, se i nostri soldati sono riusciti a integrarsi con altri con reciproca fiducia e conoscenza».
Certo il problema è che questo patrimonio delle sezioni straniere non è infinito. L'emigrazione – fortunatamente – non è più intensa come un tempo e anche gli alpini di leva sono una specie in via d'estinzione. Che fare? «Cercheremo una soluzione a livello statutario, qualcosa che possa garantire continuità e identità», assicura Perona. Intanto qualche segnale positivo c'è già. Perché, grazie anche al lavoro dell'ambasciatore Stefano Benazzo impegnato nella ricerca di penne nere anche nei Paesi confinanti con la Bulgaria, ai 34 gruppi sparsi per il mondo se ne sono aggiunti negli ultimi mesi altri due: uno in Romania e l'altro in Colombia. Ieri durante la cerimonia i loro rappresentanti hanno potuto stringere il gagliardetto nuovo di zecca che è stato loro consegnato sul palco del Donizetti. «Voi siete venuti qui pieni di fiducia pensando a un'Italia più bella e serena – li ha salutati il presidente Sarti – è la stessa che vogliamo anche noi». E che vogliono un po' tutti.
E. Fa. il 09/05/2010 - L'Eco di Bergamo
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