Campagna d'Africa, a Ranica il reduce prigioniero in Kenya Stampa

Emilio Metelli, 98 anni, partì per l'Etiopia nel 1936. Poi recluso per cinque anni. «Tempi di sofferenza e pieni di contraddizioni. La solidarietà di Corpo ti salva»

«Un'esperienza che mi ha cambiato la vita: sono grato agli alpini per tutto quello che mi hanno dato». Livio Metelli, 98 anni, originario di Trieste, ma residente a Ranica da oltre tren'anni, è entrato nel Corpo degli alpini nel 1930, all'età di diciannove anni.

 


«Ho scelto di far parte degli alpini – racconta Metelli – per la mia grande passione per la montagna. E, da allora, tra gli alpini mi sono sempre trovato bene. Ho iniziato frequentando la scuola per allievi ufficiali di Milano. Come primo incarico, da sottotenente, sono stato mandato al 3° Alpini, battaglione Susa, in provincia di Torino. Dopo il congedo, al termine del periodo di servizio militare, sono stato richiamato nel 1936». Metelli viene, quindi, inviato, sempre con gli alpini, in Etiopia; in seguito viene trasferito in un battaglione coloniale dove, al comando di un gruppo di cinquecento persone del posto, svolge operazioni di polizia coloniale e combatte contro la guerriglia etiope. «Allo scoppio della guerra – ricorda Metelli – siamo rimasti isolati e io vengo fatto prigioniero dagli inglesi che mi portano in Kenya dove rimango per cinque anni: è stato un periodo di prigionia molto lungo e duro, pieno di contraddizioni e di sofferenze; eravamo sempre controllati a vista. Sono stati anni molto brutti, con gli inglesi che ci guardavano e ci trattavano sempre dall'alto in basso». Alla fine del 1945 viene liberato e Metelli torna nella sua Trieste: «Ero davvero stanco della guerra e ho dato subito le dimissioni dall'esercito. Subito dopo ho incominciato a lavorare e, negli anni, ho cambiato diversi mestieri. Ed è per motivi di lavoro che circa trent'anni fa mi sono trasferito a Bergamo».
«Tra gli alpini – racconta Metelli – ho sempre trovato persone valide e in gamba, sempre molto legate tra loro: c'è uno spirito di Corpo davvero forte e un grande senso di solidarietà. L'essere alpino ha segnato tutta la mia vita. In passato ho già partecipato a molte adunate nazionali: sono stato, tra l'altro, a quelle di Roma, di Bologna e di Trieste». «Ora – conclude Metelli – sono molto contento che si svolga proprio a Bergamo, una città simbolo e molto importante per gli alpini: e domenica (oggi per chi legge ndr) voglio esserci anch'io. Cammino ancora tutti i giorni per un paio di chilometri: certo, non ho più il passo di una volta, ma voglio continuare a camminare per non "arrugginirmi"».
 

Gianluigi Ravasio il 09/05/2010 - L'Eco di Bergamo

 

 
 

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