Il ricordo del Beato don Gnocchi in un convegno. La Fondazione rilancia la cura dei più fragili.
«Il sogno di don Gnocchi nasce nell'apocalisse della campagna di Russia e si trasforma in un progetto di vita e di carità dove a prevalere è la speranza. Don Gnocchi ha voluto ripartire dagli ultimi, i più fragili anelli della catena: i bambini». Così monsignor Angelo Bazzari, presidente della Fondazione don Carlo Gnocchi onlus, ha ricordato in un convegno il Beato, la sua biografia personale segnata dalla guerra (fu cappellano nella campagna di Russia) e poi contraddistinta da un sogno di un'opera di carità rivolta alla cura dei più fragili.
L'incontro dal titolo «Un sogno sotto la neve» si è tenuto giovedì sera, al Centro congressi, alla presenza del vescovo di Bergamo, Francesco Beschi, di monsignor Maurizio Gervasoni, delegato vescovile e moderatore del convegno, di monsignor Angelo Bazzari, di Roberto Costantini, vicedirettore generale della Fondazione, di Guya Devalle, responsabile nucleo stati vegetativi dell'Istituto Palazzolo di Milano, di Massimo Giupponi, direttore sociale Asl di Bergamo e suor Gabriella Lancini, madre vicaria dell'Istituto Beato Palazzolo. «L'intento della serata è coniugare, in un dialogo, carità cristiana e competenza nella ricerca, partendo dalla vita come ci insegna don Gnocchi», ha commentato monsignor Gervasoni.
Oggi la Fondazione ha proseguito l'opera di carità del Beato «evolvendosi tra due sponde, entrambe necessarie: la ragione e l'emozione», ha commentato Costantini. «La Fondazione Don Gnocchi cerca di dare una risposta ai bisogni che emergono dalla società – ha continuato il vicedirettore – e, negli anni, ha rivolto un'attenzione particolare a diversi soggetti sofferenti, dagli orfani negli anni Cinquanta, ai poliomielitici nel decennio successivo, fino agli anziani non autosufficienti e ai malati terminali e stati vegetativi, attraverso un pensiero che è ancora estremamente attuale. Tutto questo mettendo la persona al centro: la sanità cura spesso le persone a pezzi, noi vogliamo farci carico del sofferente nella sua globalità, come Don Gnocchi ci ha insegnato, per essere accanto alla vita, sempre», ha concluso il vicedirettore della Fondazione.
L'importanza della centralità della persona è stata sottolineata anche dal direttore sociale dell'Asl, secondo cui «il malato e la sua famiglia devono poter contare su una rete integrata di interventi e servizi. I soggetti coinvolti in questo progetto – Asl, Comuni, Amministrazione provinciale in raccordo con l'associazionismo – stanno lavorando a una serie di interventi che vanno proprio in questa direzione, come le dimissioni protette o i Punti informativi per il cittadino che deve districarsi tra le varie strutture» ha proseguito Giupponi. Tanta anche la gente che in queste giornate ha commemorato Don Gnocchi facendo visita all'urna di esposta in Cattedrale. Ieri mattina, riuniti in un momento di preghiera con il vicario generale, monsignor Davide Pelucchi, anche alcuni membri dell'Ana nazionale.
L. G. il 08/05/2010 - L'Eco di Bergamo
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