Otto i bergamaschi che nel tempo hanno ottenuto il riconoscimento: Leonardo Caprioli il primo.
C'è chi ha operato in Armenia, in Kenya o in Ruanda. E chi ha perso la vita per salvare un ragazzo.
IL PREMIO
Istituito nel '74
Il premio «Alpino dell'anno» venne istituito nel 1974 dalla sezione Ana di Savona per celebrare il 50° anniversario di inizio attività dei suoi gruppi, con lo scopo di assegnare un riconoscimento all'alpino in armi o in congedo «che abbia compiuto l'atto più meritevole dal punto di vista morale ed eroico». Tutti gli alpini premiati (e nel 2008 per la prima volta anche una donna: il caporalmaggiore Cristina Zodda) hanno compiuto imprese meritorie sempre segnalate dalle sezioni di appartenenza o da altri, perché le penne nere hanno iscritto nel loro dna la solidarietà, che non amano rendere pubblica.
In 36 anni il riconoscimento è stato conferito ben otto volte a penne nere bergamasche: nel 1977 a Leonardo Caprioli; nel 1988 a Gianfranco Rota, nel 1995 a Domenico Giupponi, nel 1998 a Germano Fiorina, nel 2000 a Pietro Merelli, nel 2002 a Lucio Piccardi, nel 2005 a Franco Pini, nel 2006 a Rino Berlendis.
Tra gli alpini che sono stati premiati con il riconoscimento nazionale «Alpino dell'anno», ben otto sono bergamaschi. Il primo di questi «moderni eroi» a ricevere il premio, nel 1977, è Leonardo Caprioli, presidente della Sezione di Bergamo tra il 1969 e il 1984. Sua l'iniziativa di costruire la casa di soggiorno e cura per bambini miodistrofici ad Endine Gaiano; opera che è ancora oggi il fiore all'occhiello della solidarietà alpina bergamasca. Sulla facciata della Casa una scritta «inventata» da Caprioli stesso, poi motto delle penne nere bergamasche e non solo: «...e gli alpini dissero: donare vuol dire amare». Lungo sarebbe l'elenco delle altre iniziative promosse da Caprioli: basti ricordare che dal 1984 al 1998 ha ricoperto la carica di presidente nazionale e che nel corso del suo mandato è stata istituita la Protezione civile e deliberata la costruzione della scuola di Rossosch, in Ucraina, inaugurata nel 1993.
Nel 1988 Gianfranco Rota è «Alpino dell'anno» per il supporto all'attività di ricerca clinica ed assistenziale data all'Istituto nazionale per lo studio e la cura dei tumori di Milano, a cui Rota è riuscito a procurare una dotazione tecnica e strumentale del valore complessivo di 155 mila euro. Un'attività resa possibile dal sostegno di tutto il gruppo Ana di Calolziocorte e dell'associazione Abbraccio di Vercurago, grazie ai quali sono possibili ancora oggi iniziative per la raccolta di fondi (circa 20 mila euro all'anno) destinati all'acquisto di materiali e macchinari necessari all'Istituto Tumori.
L'attività di solidarietà a 360 gradi di Domenico Giupponi viene premiata nel 1995. Iscritto al gruppo di Dalmine, si è speso nell'attività per la sezione di Bergamo e per il gruppo di Dalmine, ma anche in giro per l'Italia e il mondo: partecipa alle operazioni in Armenia (1989) in soccorso alle popolazioni terremotate, poi a Rossosch (nel 1992). In seguito all'alluvione in Piemonte del 1994 viene nominato responsabile del Campo Ana presso la scuola «Bovio» in provincia di Alessandria. Coordinatore nella ristrutturazione della sede di Bergamo, capogruppo e responsabile del nucleo di Protezione civile di Dalmine, Giupponi ha dedicato molto tempo anche alla cooperativa La Solidarietà di Dalmine, che si occupa di inserimenti lavorativi per persone disabili.
Nel 1998 il premio «Alpino dell'anno» viene assegnato alla memoria di Germano Fiorina, deceduto il 22 giugno 1997 nel tentativo di salvare un escursionista precipitato in un torrente in piena. Fiorina, iscritto al gruppo di Gandellino, esperto alpinista e sciatore, stava conducendo a valle una comitiva incontrata al rifugio Baroni sul Brunone per una via diversa da quella normale, resa impraticabile dalla pioggia. Quando uno dei giovani alpinisti è scivolato nel corso d'acqua ingrossato dalla pioggia, Germano Fiorina non ha esitato a gettarsi nelle acque. Alla memoria di Germano Fiorina, con decreto del presidente della Repubblica, è stata conferita la medaglia d'argento al Valore civile.
La dedizione agli altri viene premiata nel 2000 anche attraverso la figura di Pietro Merelli, classe 1934, che già nel 1994-95 partecipa tra i primi alla realizzazione dell'asilo di Rossosch. Nel 1988, come capogruppo e capo nucleo della Protezione civile di Gorle, parte in soccorso ai terremotati in Armenia; nella circostanza a Spitak inizia ad intrattenere rapporti con un orfanotrofio per bambini disabili, gestito dalle suore di Santa Teresa di Calcutta. Da allora, ogni anno, porta denaro, viveri ed indumenti raccolti con tanto impegno e provvede con altri alpini alla manutenzione degli immobili.
L'attività di Lucio Piccardi, capogruppo di Dalmine dal 1980 al 1990, viene premiata nel 2002. Nel 1982, con il suo gruppo, Piccardi avvia la realizzazione di un Centro polifunzionale per la riabilitazione di soggetti portatori di handicap, ultimato e donato al Comune nel 1987 e affidato alla gestione dell'Unità neuropsichiatria infantile dell'Asl di Bergamo. L'impegno dell'alpino Piccardi continua con la costituzione nel 1990 della cooperativa sociale (Onlus) «La Solidarietà» per soddisfare il bisogno di lavoro dei disabili e prepararli all'eventuale inserimento in aziende produttive.
Gli ultimi due «Alpini dell'anno» nel 2005 e 2006 si sono distinti per l'attività svolta in Africa. Il primo è Franco Pini, iscritto al gruppo di Valtesse-Valverde. Alpino ed alpinista, volontario in Friuli, nel 1980 in Kenia raggiunge il villaggio di Nyagwethe. Dal 1982 vi trascorre prima le vacanze, poi sei6 mesi all'anno costruendo un piccolo ospedale, un acquedotto, le scuole (asilo infantile, elementari, professionale), una cooperativa agricola, case d'accoglienza, la chiesa, una mensa ed una biblioteca. Il mese scorso l'Ana di Bergamo ha voluto regalargli una targa d'onore per i 30 anni di lavoro missionario nel villaggio keniano.
L'alpino di Zogno Rino Berlendis, classe 1937, svolge invece la sua attività in Rwanda: ha realizzato il Centro di Santa Maria di Rilima che comprende strutture sanitarie, alloggi per ospitare i familiari dei bambini operati, un polo scolastico. Berlendis ha dedicato 30 anni di lavoro e risorse all'Africa, portando a termine quasi 70 missioni con un servizio non solo di volontariato gratuito, ma anche di aiuto economico derivante dalla vendita di 2.500 presepi che intaglia nei ceppi di ulivo.
Queste le storie semplici di otto alpini bergamaschi che, come direbbero, «non hanno fatto nulla di speciale, solo quello che era giusto e normale»: otto bergamaschi che ben rappresentano la solidarietà alpina.
Laura Arnoldi il 16/04/2010 - L'Eco di Bergamo
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