«Noi, alpini di successo felici di ritrovarci insieme» Stampa

L'orgoglio di essere penne nere nelle parole di alcuni volti noti orobici. Gli imprenditori Mazzoleni, Bosatelli e Scainelli si raccontano

 

   

 

   

 

Chi in caserma dipingeva e chi insegnava le arti marziali ai superiori. Chi si è trovato alle Olimpiadi «per caso» e chi tra le montagne ha gettato le basi per il proprio futuro. Hai voglia a dire che gli alpini sono tutti uguali. Che sotto il cappello c'è sempre la stessa pasta. Vero, a tirar su muri e a sistemare tetti, loro, le penne nere, sono dei veri specialisti, ma basta scorrere gli elenchi dell'Ana sezionale per scoprire che gli alpini riescono un po' in tutto. E che le eccellenze non mancano.
Non ci credete? Prendiamo l'imprenditoria allora. Di industriali con la penna ce ne sono da vendere. A partire dal presidente di Confindustria Bergamo: «Sicuro alpino doc – ricorda Carlo Mazzoleni che è anche consigliere delegato delle Trafilerie Mazzoleni –. Dopo la scuola militare di Aosta e un periodo trascorso al passo del Tonale sono stato trasferito al Quinto come mortaista a Vipiteno. Un periodo bellissimo, con tanti ricordi meravigliosi, ma purtroppo anche uno triste che ha segnato me e i miei compagni in maniera profonda: durante l'addestramento ad Aosta un compagno perse la vita lungo un sentiero. Fu un momento terribile che ha contribuito però a rinsaldare ulteriormente i rapporti con i ragazzi con cui ho condiviso quella brutta esperienza. Ci rivedremo anche quest'anno e sarà come al solito una grande gioia». Anche il «collega» Domenico Bosatelli il militare non l'ha dimenticato. Militare con il cappello e la penna in testa pure lui; a zonzo un po' in tutte le caserme dell'Alto Adige: da Silandro a Bressanone, da Malles a San Candido. «Ero l'unico autista del reparto salmerie – spiega il presidente di Gewiss – e questo mi permise di vivere anche le olimpiadi di Cortina da vicino. Fu certamente uno dei periodi più belli della mia vita. Non solo per i vent'anni e il senso di libertà che le montagne ispiravano. L'aspetto più intenso era quello dei rapporti umani. Forti e cementati su quell'esperienza comune: solidarietà allo stato puro. L'adunata a Bergamo? La seguirò di sicuro o almeno parteciperò a parte della sfilata senza trascurare i canti e i cori in programma il sabato sera».
Sarà presente solo col cuore, invece, Giovanni Scainelli, fondatore e titolare della Scame di Parre. «Purtroppo – dice con sincero rammarico – non potrò esserci. Sono bloccato da un'ernia al disco e a pensarci mi vien quasi da piangere. Sono stato sottotenente prima a Brunico e poi a Dobbiaco. Erano gli anni subito dopo la guerra, per l'esattezza il 1949, il clima nei nostri confronti non era proprio amichevole, ma lassù ho stretto grandi amicizie, come quella con Gianni De Giuli che poi sarebbe diventato presidente dell'Ana camuna. Anch'io, nel mio piccolo, ho cercato di fare qualcosa per l'associazione e, una volta rientrato dal servizio di leva, ho dato vita, con altri alpini, al gruppo Ana di Parre».
Dalle imprese al mondo istituzionale il passo è breve. E gli alpini ai vertici li trovi anche qui. All'Ente fiera per esempio. Dove il presidente Ivan Rodeschini del suo cappello va fierissimo: «Ho prestato servizio come soldato semplice nel 1968 a Belluno dove fui dirottato dopo la destinazione iniziale che era Cuneo – racconta il numero uno di Promoberg –, l'anno prima era morto mio padre e quindi avevo chiesto l'avvicinamento. Sono particolarmente orgoglioso per questa adunata e per quello che il Comitato organizzatore sta predisponendo, un'accoglienza perfetta esaltata dall'esposizione di migliaia di bandiere che sottolineano un sentimento patriottico di appartenenza che spesso viene dimenticato. Cosa farò domenica? Seguirò l'adunata dall'inizio alla fine, in mattinata mi recherò in centro poi sfilerò con la sezione di Bergamo». Anche in via Pizzo della Presolana, dove la montagna è di casa, un altro presidente, quello del Cai, evoca con entusiasmo i suoi trascorsi alpini: «Secondo scaglione dell'82, battaglione Edolo, caserma Rossi a Merano – ricorda Paolo Valoti – prima il Car e poi il resto del servizio come caporale istruttore. Il desiderio di entrare in questo corpo era legato naturalmente alla passione per la montagna, già particolarmente viva. L'unico rimpianto è di non esser diventato rocciatore o sciatore, ma l'esperienza è stata indubbiamente formativa: mi ha fatto comprendere l'importanza di mettersi al servizio della comunità e del proprio Paese. Anche per questo domani sfilerò con grande piacere assieme al gruppo alpini di Celadina». Nemmeno a Palafrizzoni gli alpini si fanno desiderare. E non solo per l'attuale vice sindaco Gianfranco Ceci, che il cappello lo sta indossando ormai da tre giorni filati e idealmente da molto più tempo visto che è stato delegato dal primo cittadino Tentorio per l'organizzazione dell'adunata. Altri amministratori bergamaschi possono vantare una tradizione alpina: è il caso di Giacomo Pezzotta, sindaco dal 1966 al 1979, ma anche di Tino Simoncini che ricoprì la stessa carica tra il 1956 e il 1964, dopo aver affrontato durante la guerra la drammatica campagna di Russia. «Questa esperienza l'aveva segnato profondamente – racconta il figlio Carlo – di notte si svegliava spesso con incubi legati a quelle tristi vicende e questo a me bambino impressionava molto. Ricordo però che assieme andammo all'adunata di Milano nei primi anni Settanta: ci teneva molto. E questo fu un momento intenso per entrambi». Infine l'arte. Che come tutti gli altri campi può vantare la sua parte di alpinità. C'è per esempio il giovane attore Giorgio Pasotti che, nel 1992 nella caserma di Brunico, addestrava gli ufficiali nelle tecniche di difesa personale, essendo già allora esperto di arti marziali. Ma c'è anche il pittore Sandro Allegretti: lui la naja la faceva in Piemonte e per ingannare il tempo «si dedicava ai ritratti di commilitoni e ufficiali grazie alla cassetta dei colori e al pennello portati da casa». «Per questa adunata – aggiunge – ho composto anche una poesia sul cappello alpino». Alle penne nere non manca proprio nulla.
 

E. Fa. il 08/05/2010 - L'Eco di Bergamo

 

 
 

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Oggetti Smarriti

Sono stati ritrovati parecchi oggetti smarriti durante l'adunata.

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