Una città in vacanza fra tir con la stufa e Vespa a quattro posti Stampa

Stranezze in strada, nei campi tende con scaldabagno. Così Bergamo si trasforma al suono delle fanfare

 

 

Dieci del mattino, primo giorno ufficiale di adunata. Sul Sentierone l'assessore comunale alla Cultura Claudia Sartirani si muove scortata da un nugolo di penne nere.
Nel gruppuscolo tutti ciarlano, immagini d'amici di vecchia data. Si appura che gli alpini in questione vengono dall'Abruzzo. Carrambata in corso o amarcord? Macché. Racconta l'assessore: «Stavo camminando, mi hanno salutata con un buongiorno così convinto che mi son chiesta: ho un vuoto di memoria, ci conosciamo?». E loro: «Adesso sì!». Ci mettono un minuto ad attaccare bottone e a fare i galantoni, gli alpini. Così parte la scorta al Donizetti, dove la titolare della Cultura ha l'ufficio: «Troppo simpatici», ride lei. Foto di gruppo, poi ognuno va a far quello che deve fare. Lavorare (l'assessore) o esplorare la città (tutti gli altri del clan). E la giornata per tutti inizia un po' così, col sorriso. Potenza alpina, che al ritmo delle fanfare porta Bergamo in vacanza. Oppure sulla luna, perché si vedon cose che in altri giorni dell'anno...

 

 


Prendiamo il camion piazzato in pieno centro, davanti alla chiesa delle Grazie. A parte la location – si dice si sia materializzato nottetempo e difficilmente smobiliterà a breve dato che sul viale si montano le transenne – di notevole c'è il contenuto. Il tir è infatti attrezzato tanto bene da essere attrazione persino per i veterani delle adunate, che di certo ne hanno viste tante. Macchine fotografiche e videofonini alla mano, pure le penne nere scattano foto: è equipaggiato con sei posti letto, e fin qui niente di trascendentale. Ma la stufa con camino è una primizia. Se la godono Germano Rech e Duilio Scopel, da Feltre, che già di prima mattina hanno messo a bollire l'acqua per la polenta. E senza fare un plissé posano, e posano, e posano.
Ma di stranezze ora è piena l'aria. Alcuni alpini di Treviso, per dirne una, potranno raccontare d'essersi fatti la doccia in zona stazione. E mica in modo indecoroso: accampati nel verde di piazzale Marconi, non si sono fatti scoraggiare dalla necessità di dare una ulteriore ripulita alle aiuole (in genere non troppo ben frequentate), per poi dar prova d'ingegno. Per loro scaldabagno con acqua calda e fredda a rifornire una doccia in piena regola con spogliatoio. Pazienza se poi gli acquazzoni rischiano di allagarla. Fin qui i campi, ma pure in strada ce n'è per tutti. Fra mezzi di trasporto d'ogni foggia agghindati con cappelloni e damigiane, le giornate alpineggianti mandano in visibilio gli amanti della mobilità alternativa, dove alternativa è usato in senso letterale. Come altro definire il vespone arancio da quattro posti creato dalla fusione di altrettanti motorini? L'equipaggio vien da Vergato, Bologna. Quando l'addetto del servizio d'ordine alpino lo vede scorazzare lungo il viale Papa Giovanni XXIII, non sembra proprio dell'idea. E si sgola: «Mettete almeno il casco». In strada, fra varie ed eventuali, un tandem alla potenza: porta otto persone ed è il mezzo con cui un gruppo di Treviso si è attrezzato per navigare in città. I soci di Pordenone si muovono in singolo: «Volevamo andare in Città Alta – sbuffano –, che fatica però».

 

 

Ma gli alpini calamitano l'attenzione, anche senza fare nulla. In Porta Nuova è la penna bianca sul cappello, indice di alto grado, a balzare all'occhio appena si materializza. E così, appena usciti dall'Hotel, gli ufficiali del Comando truppe Alpine di Bolzano vengono salutati con numerose strette di mano. Foto per la stampa, poi via alle cerimonie. Mentre un gruppo di distinte signore osserva. E approva: «Uella, che bei s-cècc...». Potere dell'adunata.
 

Anna Gandolfi il 08/05/2010 - L'Eco di Bergamo

 

 
 

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