Da Sondrio in marcia per tre giorni «Con le ciaspole al Passo San Marco» Stampa

Zaino in spalla e ciaspole ai piedi: un modo alternativo per raggiungere il raduno.

 

 

È il caso di Marino Beltracchi, 49 anni, e Ivo Berniga, 52, ufficiali degli alpini in pensione che sono arrivati nel tardo pomeriggio di ieri in città dalla provincia di Sondrio, dopo aver percorso 130 chilometri a passo di marcia.
Nella maggior parte del percorso hanno indossato comodi scarponi, ma per attraversare il Passo San Marco, che divide la provincia di Sondrio dalla nostra, sono stati costretti a ricorrere alle ciaspole a causa dell'abbondante presenza di neve. «Eravamo tra amici quando abbiamo programmato la nostra partecipazione al raduno da podisti – spiega Berniga –: dovevamo essere in quattro, ma poi due hanno deciso di raggiungerci in automobile».
Le due penne nere – Berniga è perito elettrotecnico e Beltracchi gestisce un'attività commerciale – hanno marciato per tre giorni. «Vogliamo approfittare dell'appuntamento degli alpini per visitare la Bergamasca, così siamo partiti mercoledì mattina da Sondrio e dopo 40 chilometri ci siamo fermati in un albergo di Albaredo – prosegue Berniga –. Il secondo giorno è stato il più faticoso perché abbiamo raggiunto Piazza Brembana camminando per quasi nove ore, passando dal Passo San Marco e, a causa della neve ancora fresca in alcuni punti, abbiamo allungato il percorso per evitare slavine».
Dopo una notte in un albergo di Piazza Brembana, i due alpini hanno percorso la pista ciclabile della Valle Brembana fino a Zogno e poi raggiunto Bergamo lungo la strada carrabile, impiegandoci 8 ore. «La notte tra venerdì e sabato la passeremo in un albergo di Palazzago – aggiunge Beltracchi –, che raggiungiamo però in macchina grazie al passaggio di un nostro amico».
È la prima volta che i due ufficiali in pensione raggiungono un raduno a piedi, ma sui loro volti non si intravede la fatica del cammino. «Abbiamo fatto solo un passo – sorride Beltracchi, riferendosi all'unico valico superato – e nemmeno i rimproveri delle nostre mogli ci hanno fermato».
Sono numerose le persone che lungo il percorso li hanno incitati a proseguire, e c'è stato anche chi li ha invitati nelle proprie case per un brindisi: «Se avessimo accettato l'invito di tutti, saremmo ancora in alta Valle Brembana – confessa Beltracchi –. Siamo contenti dell'accoglienza ricevuta ma a riguardo non avevamo dubbi: è questo lo spirito alpino».
 

Eleonora Arizzi il 08/05/2010 - L'Eco di Bergamo

 
 

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